ANNO 14 n° 89
''Asl, pił autonomia
e responsabilitą''
Il sub commissario regionale Bissoni alla conferenza dell'Azienda sanitaria
17/12/2015 - 13:19

di Eleonora Celestini

VITERBO – Sostenibilità e qualità dei servizi, orientamento verso i cittadini, maggiore presenza sui territori, riorganizzazione dei presidi attraverso percorsi intraospedalieri integrati: è intorno a queste linee programmatiche che ruoterà l'azione della Asl di Viterbo non solo per l'anno che sta per arrivare, ma per il prossimo triennio, in linea con il programma operativo regionale per la sanità 2016-2018. Di questo nuovo sistema sanitario provinciale si è parlato questa mattina all'Hotel Salus Terme durante la prima parte della conferenza dei servizi dell'Azienda sanitaria locale di Viterbo, presieduta dal dg Daniela Donetti. L'iniziativa si protrarrà per tutta la giornata, con il susseguirsi degli interventi dei dirigenti amministrativi e dei professionisti responsabili di reparti e unità operative.

Un'occasione utile per approfondire il funzionamento dei servizi e conoscere le nuove progettualità, ma anche e soprattutto per capire qualcosa in più sulla situazione reale del piano di rientro dal disavanzo del servizio sanitario laziale. Di questo secondo aspetto si è occupato l’architetto Giovanni Bissoni, sub commissario della Regione Lazio all’attuazione di tale piano. ''Per il secondo anno consecutivo il Lazio è al di sotto delle soglie dello squilibrio finanziario, quindi siamo in una situazione di netto miglioramento rispetto al passato – spiega -. Ma il percorso non è concluso, dobbiamo puntare sul miglioramento dei servizi e su questo vertono i programmi operativi 2016-2018, poi si potranno discutere col ministero le condizioni di uscita dal periodo di commissariamento''. Architetto da oltre 20 anni prestato alla sanità, Bissoni non si nasconde e ammette le preoccupazioni di operatori del settore e cittadini a fronte dei sempre più sostanziosi tagli ai finanziamenti da parte dello Stato centrale. ''Urge riscoprire quel patto per la salute siglato con la gente – aggiunge – ed è necessario ammettere che negli ultimi anni il nostro Paese ha rinunciato alle politiche sanitarie di servizio ai cittadini per far quadrare i conti. Si sta lavorando al riordino degli ospedali, ma sui territori siamo in difficoltà, ed invece è da lì che bisogna ripartire, mettendo mano alla medicina generale e superando le debolezze del sociali, come prescritto da uno studio Ocse. Basterebbero regole certe per eliminare i contenziosi, figli della cultura predatoria ai danni del servizio sanitario nazionale, per mettere a posto i conti dell’intero sistema regionale''. ''Le Regioni in piano di rientro hanno ricevuto gli stessi fondi dallo Stato di quelle più virtuose, ma li hanno spesi male – ammette con franchezza -. Questo lo hanno pagato i cittadini, spendendo di più per servizi minori. Abbiamo cercato di superare le inefficienze grazie alla capacità di ridisegnare il sistema dei servizi. Ecco, dopo il percorso di rientro la Regione Lazio è in questa fase''.

Il futuro adesso pass da maggiori responsabilità per le Aziende sanitarie locali. ''Io sono solito dire 'più Regione, più Aziende'– entra nel merito il sub commissario -, perché da una parte l'ente regionale deve andare verso la rinuncia ad aspetti di carattere gestionale, mentre le Aziende devono acquisire maggiore autonomia ma anche più responsabilità, senza basarsi più sulla concezione finanziaria della spesa storica''. Di fatto, la patata bollente del blocco del turn over, delle liste d’attesa e della spesa per i servizi diventa appannaggio quasi esclusivo delle Asl locali. ''Le liste d’attesa – continua – non vanno abolite, perché solo chi ha i soldi può permettersi di aggirarle. Sono inevitabili ma vanno governate con trasparenza. In questo processo di maggiore autonomia e maggiori responsabilità il direttore generale e l'Azienda non devono però procedere in solitudine, ma devono sapersi relazionare con le comunità in cui si vive. Il servizio sanitario nazionale – conclude – è patrimonio di un Paese che sostiene la coesione e la mette al riparo da percorsi di sfilacciamento sociale. Per restare un servizio universalistico, però, deve per forza mantenere alta la sua qualità''.

Prima dell’intervento di Bissoni, i consueti saluti istituzionali da parte del vescovo di Viterbo monsignor Lino Fumagalli, del sindaco Leonardo Michelini, del presidente della Provincia Mauro Mazzola e del vice prefetto Salvatore Grillo. Immancabili anche i soliti spot elettorali, anche quando la campagna elettorale è finita da un pezzo, degli ultrapresenzialisti consiglieri regionali Pd, Enrico Panunzi e Riccardo Valentini.

Consapevole delle responsabilità che la attendono in questo suo nuovo ruolo di direttore generale, Daniela Donetti non nasconde la preoccupazione sull'autonomia della gestione delle risorse. ''Specie con i vincoli di bilancio aziendale posti dal Governo e il rischio commissariamento – afferma -. Le strategie di questa Asl ovviamente sono legate a tali fattori, ma sempre tenendo fede ai principi essenziali di qualità e appropriatezza dei servizi che si erogano. Il solo governo dei costi, infatti, ha stratificato le inefficienze amministrative''. La Donetti ha poi spiegato che la risposta alla domanda di salute che viene dal territorio sarà articolata attraverso un'analisi epidemiologica dei bisogni delle realtà locali, con approcci multiprofessionali al problema, con progettualità mirate e con nuovi modelli organizzativi. Saranno cinque le macro linee strategiche di intervento che, secondo il dg della Asl di Viterbo, serviranno a superare le criticità, rispondendo alle esigenze evidenziate dai piani operativi regionali 2016-2018: innovazione e riqualificazione dell'offerta e promozione della salute; accesso ai servizi di diagnosi e cura; politiche per lo sviluppo dell’empowerment e dell’accountability; appropriata gestione delle risorse; efficientamento del sistema. ''Tutto ciò passa – conclude – dalla riorganizzazione strutturale delle reti e dell'offerta ospedaliera. Non c'è programmazione se poi questa non è seguita da un'accurata capacità di controllo dei risultati: le Aziende andrebbero perciò valutate non solo sul piano meramente economico, ma sull’esito e sulla qualità dei servizi''. 






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