ANNO 14 n° 110
Arsenico, presentato ricorso a Corte Europea
La motivazione č il mancato
adeguamento ai parametri
12/09/2014 - 17:36

VITERBO - 'Un gruppo di residenti del Comune di Viterbo hanno presentato un ricorso pilota alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo contro il mancato adeguamento ai parametri di arsenico indicati dalla Direttiva acque (Direttiva 98/83/CE del 3 novembre 1998) e dall'Organizzazione Mondiale della Salute come tollerabili dall'uomo adulto. Si tratta del primo caso, a livello europeo, in cui si pone il problema dell'accesso all'acqua, bene essenziale per la sopravvivenza di cui deve essere garantita la conformità a standard minimi di qualità''.

A dare la notizia è lo Studio Saccucci Fares&Partenrs.

''All'origine del ricorso - viene spiegato nella nota - la mancanza di interventi adeguati da parte delle autorità statali, regionali e locali necessari a dearsenificare l'acqua potabile, senza fornire agli utenti adeguate alternative per l'approvvigionamento idrico, e di informazione pubblica sui rischi derivanti dal prolungato consumo di acque contenenti eccessivi livelli di arsenico. Da uno studio di epidemiologia del Servizio sanitario della Regione Lazio, nel periodo che va dal 2005 al 2011, nei comuni della Provincia di Viterbo dove la concentrazione di arsenico è stata superiore a 20 µg/l, si è registrato un aumento della mortalità per tutti i tipi di tumore, in particolare ai polmoni e alla vescica, nonché un aumento dell'ipertensione, dell'ischemia cardiaca e del diabete''.

''Il mancato adeguamento ai parametri di arsenico indicati nella Direttiva acque - prosegue la nota - rappresenta inoltre una violazione del diritto dell'Unione europea, per la quale è stata di recente aperta una procedura di infrazione a carico del nostro Paese.

In particolare, i ricorrenti, rappresentati dall'avvocato Andrea Saccucci e dall'avvoccato Roberta Greco, hanno denunciato dinanzi alla Corte di Strasburgo la violazione del diritto alla vita, la lesione del diritto alla vita privata e familiare e la violazione del diritto ad essere informati circa i possibili rischi per la salute derivanti dall'assunzione di acque contaminate da elevati livelli di arsenico, soprattutto per le categorie più esposte (donne incinta e bambini)''.

'È assurdo che dopo oltre dieci anni dall'adozione della Direttiva acque - aggiunge - il professor Saccucci - le autorità italiane non abbiano ancora adottato le misure idonee a portare i parametri di arsenico nell'acqua ad un livello tollerabile per il consumo umano, limitandosi in taluni casi ad interdire il consumo dell'acqua potabile. L'obiettivo principale del ricorso – conclude – non è tanto quello di ottenere il pur dovuto risarcimento dei danni, quanto piuttosto quello di indurre lo Stato italiano ad adottare con urgenza le misure necessarie al fine di risolvere definitivamente il problema della contaminazione delle acque potabili nel lungo periodo'.






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