ANNO 14 n° 89
Arsenico, a Tuscania cittadini tartassati
Piccata risposta del sindaco Fabio Bartolacci alla Regione Lazio
21/01/2016 - 02:00

di Nicola Savino

TUSCANIA - No, noi quell'impianto di dearsenificazione non ce lo prendiamo. Anzi, vi diffidiamo a non sospendere l'attività di depurazione delle acque. La sintesi estrema della lettera di risposta del Comune di Tuscania alla Regione sta in queste poche battute. Vale la pena fare un breve riassunto delle puntate precedenti. Ad inizio dello scorso anno, vanno finalmente in funzione gli impianti per liberare l'acqua dalla presenza di arsenico: l'Unione europea aveva ripetutamente sollecitato l'adeguamento del Lazio alle stringenti normative sulla concentrazione di questo pericoloso veleno, fino a minacciare l'apertura di una procedura d'infrazione (con relative sanzioni) se non si fosse ottemperato in tempo. La Regione, dunque, sborsa un bel pacchetto di milioni e installa gli impianti, caricandosi anche del costo di manutenzione per il primo anno di attività. Il 2015, appunto.

 

Ora che siamo nel 2016, la situazione cambia. E così, lo scorso 23 dicembre il Comune di Tuscania si vede recapitare una lettera dalla Pisana nella quale si comunica che il servizio non può più essere garantito e che quindi devono essere le amministrazioni comunali a farsene carico. Costo annuo dell'operazione: 200mila euro a dearsenificatore. Inutile aggiungere che Tuscania è uno di quella trentina di comuni della Tuscia che non è mai entrato in Talete. Con grande magnanimità, la Regione avvisa anche che, qualora i comuni non siano in grado di farsi carico della spesa, devono cedere immediatamente il servizio a Talete, che peraltro godrà anche di un contributo regionale per il biennio 2016-2017.

 

Al sindaco Fabio Bartolacci e all'intera amministrazione comunale la cosa non piace per niente. Dato per scontato che nessun comune italiano nell'attuale fase può permettersi di spendere cifre così elevate (Tuscania, ad esempio, ha due dearsenificatori, quindi la spesa ammonterebbe a 400mila euro annui), il problema è: come se ne viene fuori? Ed ecco quindi la lettera di cui sopra che contesta punto per punto la posizione della Pisana. Innanzitutto viene sottolineato che ''la soluzione scelta per risolvere il problema arsenico è sicuramente quella che impegna grosse risorse finanziarie, pur non assicurando un risultato ottimale, tanto che il funzionamento dell'impianto di dearsenificazione in località Quercette non ha consentito ancora di revocare l'ordinanza sindacale di non potabilità dell'acqua''. Inoltre, le spese di gestione e di manutenzione comporteranno aumenti nella bolletta, quantificati nel 60% solo per il primo impianto e addirittura del 137% con l'aggiunta del secondo. Infine, una botta anche a Talete, definita 'società che non è in grado di realizzare interventi tempestivi e dai costi contenuti''.

 

Per questa serie di ragioni, l'amministrazione comunale di Tuscania ''non intende prendere in consegna l'impianto di dearsenificazione in località Quercette'' e diffida la Direzione regionale ''a non sospendere l'attività di depurazione delle acque, fin quando non venga risolto il problema delle coperture finanziarie che potranno essere elargite alla pari della Talete'. In soldoni: se date contributi a Talete per la gestione, perché non li date direttamente a noi?

 

La conclusione è molto semplice: la Regione, dopo aver provato inutilmente la strada del commissariamento del servizio idrico nei comuni che non fanno parte di Talete, adesso si ''vendica'' utilizzando come pressione l'arma dell'arsenico. La conseguenza sarà molto semplice e tutta a danno dei cittadini che dovranno pagare due bollette: una per il servizio idrico (al comune di Tuscania) e una per la dearsenificazione (a Talete). Così vanno le cose in questo lembo d'Italia chiamato Tuscia.

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