ANNO 14 n° 88
Palazzo Spreca, Aperta inchiesta bis su reati urbanistici
Tre, per ora, gli indagati
20/08/2014 - 02:00

VITERBO - Da una costola dell'inchiesta del procuratore capo Alberto Pazienti, che ha portato al recupero degli affreshi quattrocenteschi trafugati a Palazzo Spreca, è scaturita un'altra indagine relativa agli eventuali reati urbanistici e amministrativi collegati alla sventramento dell'ex monastero in via Santa Maria Egiziaca, nel cuore del centro storico della città.

L'inchiesta bis è coordinata dal pubblico ministero Paola Conti che, per il momento, avrebbe iscritto nel registro degli indagati tre persone. Si tratterebbe di Egidio Calistroni, colui che ha acquistato il complesso dal comune di Viterbo negli anni Novanta, del tecnico che ha progettato gli interventi che, ad avviso degli investigatori, sarebbero del tutto o in larga parte difformi alle autorizzazioni rilasciate dal comune e avrebbero completamente stravolto l'assetto originario dell'immobile, e il direttore dei lavoro.

In effetti, il complesso, costituito da più corpi edificati in epoco diverse, è stato in parte trasformato in palestra, per dare aria alla quale sono state aperte una serie di finistre nel chiostro, e in parte in appartamenti. Perfino gli antichi soffitti a cassettoni, ancora presenti al momento dell'apertura dell'inchiesta sugli affreschi trafugati, sono stati smontati nei giorni successivi.

Ma non è escluso, anzi è probabile, che dalle indagini tuttora in corso emergano altre responsabilità di tipo amministrativo. Stando a quanto accertato dall'ispettore capo della Polizia di Stato Felice Orlandini e dal Luogotenente della Guardia di Finanza Sandro Calista, il complesso, o almeno la parte coincidente con il grande salone da cui sono stati ''strappati'' i quattordici affreschi, era sottoposto a vincolo fin dal 1910, quindi non poteva essere alienato dal comune, che lo aveva ''ereditato'' dal patrimonio dell'ex Eca (Ente comunale assistenza). Un particolare estremamente significativo quest'ultimo, che potrebbe portare addirittura all'annullamento dell'atto di cessione a Calistroni.

''La sala - scrive nel verbale di verifica l'ispettore ai monumenti Antonio Munoz  il 31 gennaio 1910 - contiene delle pitture di grande importanza. Misura metri 12x6 e prende luce da due finestre che guardano una piccola corte attigua alal chiesetta del Buon Pastore. Nell'alto delle pareti - prosegue - corre un fregio largo circa 1,80 metri dipinto a fresco, che gira in tutti i quattro lati. Questo fregio è diviso in una serie di nicchie o riquadri centinati, separati da fasce orizzontali portanti fregi di acanto a monocromo. Entro ogni nicchia, su fondo nero - sottolinea - è dipinta una figura allegorica di virtù; in tutto sono quattordici''. 

Dopo aver descritto i dipenti, Munoz  aggiunge: ''Nel centro della parete posto di contro alle finestre è incastrata nel muro un'edicola riccamente decorata e dorata, in peperino, che deve aver servito da lavabo, opera del secolo XVI. Tanto gli affreschi che l'edicola  - conclude - hanno importante interesse artistico e debbono quindi essere conservati sul luogo e rispettati scrupolosamente''. 

E non sarebbe ancora tutto: l'affaire Palazzo Spreca, secondo indiscrezioni, avrebbe iniziato a smantellare il pentolone dell'ex patrimonio Eca, disperso negli anni in mille rivoli, spesso senza lasciare alcuna traccia. Patrimonio che comprendeva veri e propri gioielli finiti in mani private a prezzi più che stralciati. Talmente di favore da rasentare la regalia. Insomma, un vero e proprio pozzo nero da cui potrebbe emergere di tutto e di peggio.

 





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