ANNO 14 n° 116
Angela Manca: “Decisione indecente”
Ai familiari dell’urologo alcuna notifica. “Abbiamo saputo dell’archiviazione
dalla stampa. Non molliamo''
22/08/2013 - 04:00

VITERBO – “E’ un’indecenza. Il modo in cui la procura viterbese ha trattato la morte di mio figlio è scandaloso. Lei pensi che né a noi familiari, né al nostro legale è stato notificato alcun decreto di archiviazione. Lo abbiamo appreso dai giornali”.

A parlare è Angela, la mamma dell’urologo Attilio Manca, trovato cadavere nel suo appartamento in via della Grotticella il 12 febbraio del 2004. E’ di ieri la notizia che il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Viterbo, Salvatore Fanti, ha archiviato le indagini sulle cinque persone iscritte sul registro delle informazioni di reato. Si tratta di Ugo Manca, Angelo Porcino, Salvatore Fugazzotto, Lorenzo Mondello e Andrea Pirri, tutti di Barcellona Pozzo di Gotto come la famiglia Manca. E’ invece stata rinviata a giudizio Monica Mileti: per gli inquirenti sarebbe stata lei a cedere all’urologo in servizio all’ospedale Belcolle la dose di eroina che l’ha ucciso.

“Dicano pure che mio figlio è morto per overdose ma noi continueremo la nostra battaglia. Chiunque abbia letto le carte rimane sgomento – afferma la signora - perché ben si intuisce che c’è stata la volontà di insabbiare tutto”.

La famiglia Manca non ha mai creduto al decesso per overdose ed è convinta che Attilio sia stato ucciso dalla mafia barcellonese che lo aveva costretto ad assistere il boss Bernardo Provenzano nel viaggio compiuto a Marsiglia, in Francia, per essere operato di cancro alla prostata.

“Provenzano rientra nella trattativa Stato-Mafia e mio figlio – spiega la signora Manca – era un testimone scomodo, per questo l’hanno ucciso”. Ma la pista dell’omicidio di mafia è stata da tempo archiviata dagli inquirenti di via Falcone e Borsellino. (O, forse, non è mai stata presa in considerazione).

Toni duri, nei confronti della procura viterbese, anche da parte di Gianluca, il fratello di Attilio. “Provo imbarazzo verso la procura della Repubblica che ha condotto indagini lacunose e amarezza verso una giustizia che giusta non è. Nonostante tutto andremo avanti per cercare la verità”. E sul profilo facebook aggiunge: “Provo profonda amarezza verso la decisione emessa dal gip di Viterbo, anche perché è vergognoso apprendere una simile notizia dagli organi di stampa”.

Sul social sono decine gli attestati di solidarietà e affetto nei confronti di mamma Angela e di Gianluca. “E la chiamano ancora giustizia? E’ una vergogna – scrive Nino G. - Così si sta uccidendo Attilio ancora una volta. La società civile non può mettere la testa sotto la sabbia come i giudici di Viterbo: verità, verità e solo verità”. E ancora: “A prescindere da quello che dice la procura di Viterbo – posta su facebook Roberto P. - noi non molliamo e andremo tutti insieme alla ricerca della verità”.





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