ANNO 14 n° 116
Al processo Borsellino quater un pentito parla di Attilio Manca
Stefano Lo Verso: ''Ho una statuina della Madonna col bambinello che mi regalò Provenzano, spero possa essere utile a risolvere l'evento dell'urologo Manca''
14/01/2015 - 00:00

VITERBO - Nelle stesse ore in cui il procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti e l'aggiunto Renzo Petroselli, ribadivano alla Commissione parlamentare Antimafia che Attilio Manca è morto d'overdose e che nessun elemento, benché labile, può far ritenere che si sia trattato di un delitto di mafia, nell'aula della Corte d'Assise di Caltanissetta, dove è in corso il processo Borsellino quater, un pentito faceva il nome dell'urologo trovato morto a Viterbo nel 2004.

Stefano Lo Verso, durante l'interrogatorio, ha dichiarato ai giudici: ''Ho una statuina della Madonna con Gesù bambino in braccio, me l'ha regalò Bernardo Provenzano. Spero che possa essere utile a risolvere l'evento dell'urologo Manca''. Una frase apparentemente senza senso e completamente scollegata con l'argomento sul quale Lo Verso era interrogato. E proprio questo per inquietante. S'è trattato di un messaggio mafioso? Se sì, a chi era diretto? Oppure s'è trattato di un maldestro tentativo di intorbidire ulteriormente le acque, insinuare nuovi sospetti, spargere altri veleni?

Comunque stiano le cose, per Angela Manca le dichiarazioni di Lo Verso segnano un punto a vantaggio della sua tesi: cioè che Attilio sarebbe stato ucciso dalla mafia dopo che era stato costretto ad assistere il superboss Provenzano in occasione del suo 'viaggio della speranza' a Marsiglia, in Francia, dove fu operato di cancro alla Prostata.

L'affermazione di Lo Verso fa seguito a quella di Giuseppe Setola, killer del clan dei casalesi, il quale ha rivelato ai magistrati napoletani di aver appreso in carcere che Attilio Manca era stato ucciso su ordine di Provenzano, perché aveva scoperto la sua vera identità dopo averlo assistito dopo l'intervento alla prostata. Dichiarazioni che Setola, peraltro ritenuto del tutto attendibile dai magistrati, ha ritrattato dopo che la moglie si è rifiutata di sottoporsi al programma di protezione dei pentiti di mafia.

La signora Manca si dice però fiduciosa: ''L'avvocato Antonio Ingroia - ha affermato - mi ha detto che ci sono ampie possibilità che possano essere ritenute attendibili dagli inquirenti. Se così fosse - ha concluso - la pista dell'omicidio di mafia, che la procura di Viterbo non ha mai voluto seguire, anche a costo di far passare mio figlio per un drogato, sarà finalmente esplorata''.





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