ANNO 14 n° 111
Al Class Club tornano 'Gli anni d'oro del grande Real. Gli anni di Happy Days e di Ralph Malph''
di Annalisa Fortunati
03/10/2018 - 11:21

VITERBO - Il Class Club ha appena aperto la nuova stagione ed è già pronto a richiamare all'appello la 90's generation per l'appuntamento più apprezzato . Se dico 'I'M BLUE, DABUDI DABUDA' e sapete continuarla probabilmente appartenete a quella schiera di irriducibili che di appuntamenti 90s al Class Club non se ne perde neanche uno. Ma perché siamo rimasti così legati a quei tormentoni?

C’è stato un tempo, nella musica dance, in cui noi italiani eravamo i numeri uno a livello mondiale. Un tempo ben preciso, che inizia nella prima metà degli anni ’90 e finisce agli inizi degli anni 2000, un arco di tempo parecchio lungo in cui la dance aveva scoperto la formula perfetta che euforizzò tutti. Fu una delle ultime volte in cui la dance divenne mainstream oltre il limite di guardia, uno di quei casi tipici in cui un insieme di coincidenze specifiche porta quella musica a una popolarità stratosferica, talmente devastante che viene subito seguita da un periodo di rifiuto, in cui quel tipo di musica verrà a lungo demonizzata dall’opinione generale: era successo vent’anni prima con la disco music, succederà vent’anni dopo con l’EDM di Guetta, Avicii & co.

Gli anni ’90 dance sono una delle cose più riconoscibili per i grandicelli che li hanno vissuti. Era una musica definibile e identificabile in maniera inequivocabile, con linee vocali melodiche ben sviluppate, ritmi parecchio energici (che spesso non disdegnavano di sforare nella trance) e suoni emblematici, come quel tuba bass che spesso bastava da solo a creare un successo di classifica (a volte era sufficiente applicarlo a una vecchia hit ed era fatta, come accaduto nel 2003 a Voglio Vederti Danzare di Franco Battiato).

Nel periodo più florido, fu una delle fasi più aggreganti ed euforizzanti della storia della dance. L’Europa fu culla e traghettatrice per tutta la durata di quell’onda, con Belgio e Germania sempre ai primi posti nelle classifiche mondiali. I MIGLIORI, PERÒ, ERAVAMO NOI ITALIANI. Sarà perché quando si tratta di metterci un po’ di faccia tosta, siamo quelli che riescono a farlo senza troppi sensi di colpa e con la giusta dose di divertimento. Esiste uno stuolo di tracce che si ricordano di quel periodo, che hanno conquistato le classifiche mondiali e che non tutti sanno essere un prodotto di realtà artistiche italiane. Perché erano fatte con tutti i crismi, e quasi sempre cantate in inglese, cosa che istintivamente farebbe pensare a produzioni britanniche o americane. Nulla di più sbagliato: a quei tempi l’Italia dava due piste sia all’Inghilterra che agli Stati Uniti, e nessuno dei due era in grado di produrre le tempeste perfette fatte da noi italiani.

Rigorosamente in ordine di uscita, in modo da apprezzarne anche l’evoluzione. Italians do it better.

The Summer Is Magic è uscita nel 1994 ed è stata un tormentone estivo praticamente in ogni nazione d’Europa. Dietro Playahitty si nasconde Emanuele Asti, produttore friulano nato artisticamente in quegli anni. La voce femminile è quella di Jenny B, catanese, la stessa che originariamente cantava The Rhythm Of The Night dei Corona

Robert Miles nasce in Svizzera ma è di fatto un italiano, cresciuto artisticamente in Italia, figlio di genitori italiani. Children, uscita nel 1995, sarà la canzone con cui tutti lo ricorderanno, rimasta in classifica in Italia per sei mesi e entrata in quelle internazionali di ogni continente.

Memories fu una delle hit più ballate nelle discoteche italiane nel ’95. I Netzwerk sono Fulvio Perniola, Gianni Bini, Marco Galeotti e Maurizio Tognarelli. Produssero solo cinque singoli, dal ’92 al ’97, e per due di essi di avvalsero della voce della cantante statunitense Simone Jay.

Freed From Desire la ricordate? Lei è Gala Rizzato, milanese, in quegli anni considerata la migliore voce dance d’Italia, capace di vantare diversi riconoscimenti in tutta Europa. Freed From Desire esce nel 1996, e dietro c’è lo zampino sapiente di altri due esperti italiani, Molella e Phil Jay. Nel ’98 uscirà Come Into My Life, album con cui venderà sei milioni di dischi in tutto il mondo. Ancora oggi Freed From Desire, Come Into My Life e Let a Boy Cry restano tra le canzoni dance più ricordate di quella decade, non solo in Italia.

Blue (Da Ba Dee) è ancora oggi una delle canzoni rimaste più scolpite nella memoria di chi frequentava le disco commerciali negli anni ’90, in tutto il mondo. Gli Eiffel 65 (Gianfranco “Jeffrey Jay” Randone, Maurizio Lobina e Gabry Ponte) si formarono praticamente solo per comporre questa canzone, nel ’98, senza grosse aspettative circa il suo successo. Dopo essere emersa dall’underground in Italia, venne pubblicata anche all’estero e divenne un successo ovunque. Fu l’ultima volta che un artista o gruppo italiano mandò un singolo in cima alla Eurochart Hot 100, classifica generale che include tutti i generi. Prima di loro ci era riuscito solo Zucchero, nel 1987, con Senza Una Donna.

The Soundlovers è la collaborazione di Molella e Phil Jay (gli stessi di Gala) con Roby “RSDJ” Santini e Gianni Fontana. Surrender fu uno dei loro più grandi successi, pubblicato prima in Italia nel ’98 (prima in tutte le classifiche dance) e poi replicata anche nel resto del mondo. In Italia la ballammo per mesi.

Si potrebbe continuare a lungo con l'elenco ma sentirli suonare fa sicuramente un altro effetto ed è per questo che vi invitiamo a continuare il viaggio nei ricordi all'indirizzo del Class Club venerdi prossimo.






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