ANNO 14 n° 111
''Acqua, Barelli con noi firmò un accordo. Ciambella invece fa chiacchiere da bar''
Parla Massimo Erbetti (M5S): ''Chi mi critica sono quelli che al Consiglio hanno tagliato la corda prima del voto''
19/02/2020 - 06:45

VITERBO - (sim.lup.) - Consigliere Erbetti, la scorsa settimana lei ha votato no al documento che chiedeva di revocare l’aumento delle tariffe idriche approvato dal Comune in sede Ato, anche perché chi ha presentato quel testo, Luisa Ciambella, ''non si è mai speso, come esponente del Pd che governa la Regione e che ha guidato il Comune di Viterbo, a favore dell’acqua pubblica''. Dall’altro lato, sempre lei Erbetti, alle elezioni provinciali ha sostenuto un candidato civico che si presentava con una lista a forte trazione Pd, e per di più – afferma chi la critica - di quella parte del Partito democratico pro Talete. Non le sembra una contraddizione?
''Con Giacomo Barelli c'era un accordo, scritto e firmato: nel caso in cui fosse stato eletto al consiglio provinciale, avrebbe portato avanti la battaglia del Movimento 5 Stelle a favore dell’acqua pubblica. Il fatto che, come candidato indipendente, si presentasse in una lista a trazione Pd per noi non rappresentava un ostacolo, ma quasi un’opportunità. Mi spiego: con un presidente della Provincia di quel partito ritenevamo che sarebbe stato più facile fare pressione dall'interno su certi temi a noi cari, come quello dell’acqua. Barelli si impegnava a portare avanti le nostre proposte anche nel caso in cui il suo gruppo fosse stato contrario. Quelle di Luisa Ciambella, invece, sono chiacchiere da bar che non portano da nessuna parte, non individuano una soluzione. E' la lezioncina di chi si vorrebbe presentare oggi come portatrice degli interessi dell’acqua pubblica, ma che per cinque anni, quando è stata vicesindaco di Viterbo, non ha mosso un dito per far sì che venisse fatta applicare la legge regionale numero 5, l’unico strumento per arrivare a una gestione pubblica del servizio idrico. Peggio: dal Comune, all’epoca della giunta Michelini, sempre con Ciambella vicesindaco, fu negata anche la possibilità di svolgere un referendum sulla Talete, come chiedevano i comitati”.

Su cosa si basava questo accordo con Barelli di cui parla adesso?
''Sui punti dell'odg che presentai in consiglio comunale a novembre, poi approvato all'unanimità con alcune integrazioni da parte degli altri gruppi: trasformazione di Talete da società di diritto privato a società di diritto pubblico; no all'ingresso dei privati; no a nuovi aumenti delle bollette; ritorno alle tariffe ante aumento gennaio 2019 qualora il prestito di 40 milioni di Arera a Talete non venga concesso entro il 31 dicembre 2020; messa in sicurezza dei conti della Talete; no ai distacchi nei casi di morosità non colpevole. Prima delle elezioni provinciali altri vennero a chiedere il nostro sostegno. Solo Barelli accettò di firmare un impegno scritto. Questa scelta mi è costata diverse critiche, sia dentro il Movimento che fuori. Anche da chi all’ultimo consiglio comunale, con la scusa di un’assemblea già programmata del proprio movimento, si è alzato e se ne è andato dal'aula prima che si votasse il documento presentato da Ciambella''.

Lei invece ha dichiarato di votare no perché non ritiene valido il voto del Comune alla conferenza dei sindaci Ato e di conseguenza, dal suo punto di vista, non ci sarebbe nessun aumento da revocare. Non è un ragionamento po’ contorto?
''Invece è tutto molto semplice: all’assemblea dell’Ato chi ha votato per conto del sindaco Arena non ne aveva i titoli, perché la delega a lui assegnata riguardava solo la successiva assemblea dei soci Talete. Per il Comune di Viterbo valeva la dichiarazione di voto di Giulio Marini (allontanatosi poi per problemi personali, ndr), contraria a ogni ipotesi di rincaro, se non, ha spiegato lui, a quell’1,4 per cento in più per il 2019 che andava a sommarsi agli aumenti già approvati nell’ambito di precedenti accordi. Sul caso ho presentato una interrogazione ed ho eseguito due accessi agli atti, ma nessuno mi ha ancora risposto. Arena ha parlato vagamente di una delega cumulativa. Che vuol dire? Per cercare di fare chiarezza una volta per tutte porterò preso in Consiglio un ordine del giorno. Se qualcuno ha votato senza una delega valida sarebbe un fatto grave, non si tratta di una semplice formalità. Scriverò anche al segretario comunale per capire, se fosse stato veramente così, quali contromisure adottare. Si tratterebbe di una situazione del tutto inedita, che va approfondita''.

Lei ha criticato Ciambella anche perché nel suo documento non vengono nominati tra gli interlocutori del Comune i comitati per l’acqua pubblica…
''La consigliera proponeva, tra l'altro, di istituire un tavolo solo con le associazioni dei consumatori. Sui comitati, che in questi mesi hanno raccolto più di 15mila firme in tutta la provincia, non ho trovato neanche mezza parola. Nessuna menzione neanche per quanto riguarda la regionale numero 5''.

Ciambella in realtà ha poi risposto che il loro coinvolgimento è scontato, che non c’era bisogno di stare lì a specificarlo…
''Siccome Ciambella si è presentata in Consiglio con una lezioncina di sei pagine, con tanto di tabelle colorate da distribuire ai giornalisti, mi sarei aspettato che fosse stata altrettanto attenta e precisa anche su questi aspetti. Ma ci sarebbe molto altro da aggiungere sulla proposta del capogruppo Pd''.

Dica pure…
''I punti a cui Ciambella arriva nelle conclusioni sono 4. Il primo chiede che vengano revocati gli aumenti perché all’assemblea Ato del 31 dicembre ‘non si possedevano tutti gli elementi per poter votare consapevolmente’. La consigliera in questo modo sembra offrire una via d’uscita al sindaco per toglierlo dall’imbarazzo di aver avallato i rincari, contravvenendo alle indicazioni che gli aveva fornito il consiglio. Ma il risultato che ottiene è grottesco: rischia di far passare Arena per lo scemo del villaggio. Quali altri elementi non si possedevano alla conferenza Ato? La questione era chiara sin dall’inizio. Mica si tratta di un contratto con il diritto di recesso''.

Sia consiglieri dell’opposizione, vedi Serra, che della maggioranza (Bianchini, Marini, Micci), hanno affermato che la proposta di Ciambella condurrebbe al fallimento della Talete. Lei è d’accordo?
''Sì. La consigliera punta il dito su una società che fa acqua da tutte le parti e che sicuramente è stata gestita male, senza indicare però una soluzione a questi problemi. Parla di un modello di gestione nuovo che non è contemplato dalle norme. L’unica via percorribile è l’applicazione della legge regionale numero 5, con il superamento dell’Ato e la definizione dei bacini idrografici per una gestione del servizio idrico più vicina al territorio e ai cittadini. Ciambella parla poi di costruire questo nuovo progetto insieme a sindaci ‘lungimiranti’? Ma costoro chi sarebbero? Cosa li contraddistingue? Di chi parla Ciambella? Ce lo spieghi''.

Lei in aula ha detto anche che Talete è nemica dei cittadini ma che al tempo stesso non può fallire. Non le sembra anche questo un controsenso...
''Affatto. La Talete è nemica dei cittadini, per esempio quando – è un caso che mi è stato segnalato proprio in questi giorni e sto seguendo – invece dei consumi reali in suo possesso fattura in bolletta quelli presunti, più alti. Ma se Talete fallisse chi si accollerebbe la fetta di debiti - 8 milioni sui 40 totali di esposizione verso fornitori - relativa al Comune di Viterbo? Li facciamo pagare anche questi ai cittadini? E i 170 dipendenti che fine farebbero? Inoltre, con un procedura fallimentare il Comune non avrebbe più voce in capitolo sulle sorti della società. Tutte le decisioni spetterebbero a un giudice. Mettiamo a quel punto che una società privata, una di quelle che già adesso collaborano con Talete, si facesse avanti per rilevarla in toto, cosa succederebbe? Ripeto, l’unica soluzione per superare Talete è l’applicazione della legge numero 5. Le alternative sono note: la ricapitalizzazione da parte dei Comuni che a malapena hanno risorse a sufficienza per far quadrare i propri bilanci, l’ingresso dei privati o l’aumento delle bollette. Non se ne esce''.






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