ANNO 14 n° 109
Aborto, obiettore
il 91,3% dei medici
A Viterbo sarebbe impossibile eseguire interruzioni tardive della gravidanza
17/11/2014 - 00:00

VITERBO - Il 91,3% dei ginecologici ospedalieri in servizio nelle strutture sanitarie pubbliche della Tuscia è obiettore di coscienza sull'aborto. A Viterbo, così come a Frosinone e Rieti, non è possibile eseguire interruzioni di gravidanza tardive, cioè quelli dopo il primo trimestre. Nel Lazio è praticabile a Roma e a Latina, sebbene con difficoltà.

I dati, diffusi dalla Cgil, sono relativi al 2012 e, secondo il sindacato, negli ultimi due anni la percentuale degli obiettori potrebbe essere ulteriormente aumentata, rendendo di fatto inapplicabile la legge 194.

L'argomento è tornato di stringente attualità dopo l'appello lanciato domenica scorsa da Papa Francesco ai medici cattolici affinché ''abbiamo il coraggio di dire no alla richiesta di certe prestazioni nel rispetto dei propri principi morali''.

Ma, come accade a Viterbo, l'obiezione è molto diffusa in tutto il Paese. Anche l'ultima relazione del ministero della Salute al Parlamento lo conferma. In particolare, emerge che in Italia continua il trend della riduzione degli aborti, ma le interruzioni volontarie di gravidanza si possono efffettuare solo nel 64% delle strutture disponibili.

I dati della Laiga (Libera associazione italiana dei ginecologi per l'applicazione della legge 194) disegnano uno scenario ancora piu' netto con 10 strutture pubbliche su 31 (esclusi gli ospedali religiosi e le cliniche accreditate) che eseguono gli aborti. Emblematico il caso di tre province laziali (Frosinone, Rieti, Viterbo), dove i ginecologi obiettori sono il 91,3% a fronte di una media nazionale del 90%.

La Cgil ha presentato lo scorso febbraio un ricorso a Strasburgo al Comitato europeo dei diritti sociali (organismo del Consiglio d'Europa) contro le norme sulla legge 194 che permettono l'obiezione di coscienza e che secondo il sindacato violano la Carta sociale europea non tutelando il diritto delle donne alla salute e i diritti dei modici non obiettori, i cui carichi di lavoro risultano alterati.

Secondo i dati contenuti nel ricorso se a livello nazionale gli obiettori variano tra un minimo del 67% al nord e l'80,5% al sud, le realtà locali sono ancora più eloquenti. Per esempio a Messina su 9 ospedali, 4 non hanno medici non obiettori, altri 4 ne hanno solo due, e l'ultimo ne ha 4. A Pescara un solo ospedale su 3 effettua l'interruzione di gravidanza e ad assicurare questa prestazione è un solo ginecologo.






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