ANNO 14 n° 89
''A rischio gli stipendi
di 40 operai''
Aziende decapitate e dipendenti allo sbando: gli effetti dei 5 arresti
20/10/2016 - 02:00

VITERBO – Far luce sulla vicenda. E farla nel minor tempo possibile. Perché mentre nelle aule di via Falcone e Borsellino si confermano le misure cautelari per i cinque indagati accusati di corruzione e turbativa d’asta, là fuori, nel comune di Acquapendente, due importanti aziende edili sono completamente allo sbando. Sono quelle di cui Fabrizio Galli e Marco Bonamici sono titolari. E a parlare è il loro legale, l’avvocato Enrico Valentini. ''In questo momento ci sono, in giro per la provincia, una serie di cantieri decapitati: gli imprenditori si trovano agli arresti domiciliari e tutti i loro dipendenti non sanno cosa sarà del loro futuro''.

Quaranta operai. Quaranta famiglie che hanno bisogno di uno stipendio per andare avanti. Che hanno bisogno che i cantieri lavorino. Ciononostante, nella mattinata di ieri, non c’è stato alcun passo indietro da parte del gip Stefano Pepe. Nessun alleggerimento delle misure cautelari: i due imprenditori aquesiani, il funzionario della Regione Lazio Giorgio Maggi e i dipendenti del Comune di Acquapendente Ferrero Friggi e Vincenzo Palumbo rimarranno agli arresti domiciliari.

Per loro le manette sono scattate all’alba dello scorso 17 ottobre: le accuse ipotizzate dalla procura sono quelle di corruzione, turbativa d’asta e rivelazione di atti d’ufficio. Nel mirino numerosi appalti che il comune avrebbe affidato, tramite procedura negoziata, sempre ad un ristrettissimo gruppo di aziende.

Un’indagine lunga e molto articolata, quella portata avanti dal nucleo investigativo della polizia ambientale e forestale. Tanto da far nascere oltre 10 mila pagine di informativa tra documenti e intercettazioni ambientali e telefoniche, che sembrerebbero essere le prove regine dell’intero impianto accusatorio dei pm Fabrizio Tucci e Stefano D’Arma.

''Un castello costruito dalla procura per dimostrare come l’affidamento degli appalti non sia stato del tutto limpido – ha commentato l’avvocato Valentini – ma dal nostro punto di vista è tutto da dimostrare. Quello che è certo è che faremo più luce possibile sulla vicenda. E velocemente. Ci dobbiamo muovere con la massima urgenza. Non dobbiamo dimenticare che i miei assistiti sono prima di tutto degli imprenditori, da cui dipende la serenità di numerose famiglie. Sotto di loro hanno oltre quaranta dipendenti: padri di famiglia e uomini che a fine mese devono portare a casa uno stipendio. Non possiamo lasciare due aziende di queste dimensioni senza dei capi, completamente allo sbando''.

Intanto, all’indomani degli interrogatori di garanzia, durante i quali quattro dei cinque indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, i loro rispettivi legali stanno valutando se intraprendere o meno la strada del riesame.






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