ANNO 14 n° 111
150mila persone senza acqua potabile
34 comuni della Tuscia resteranno con i rubinetti a secco per mesi
15/12/2012 - 04:00

VITERBO – Nonostante le roboanti assicurazioni della Regione Lazio e le grida di alleluia del presidente della Provincia Marcello Meroi e dell’assessore all’Ambiente Paolo Equitani, tra 16 giorni esatti ben 34 comuni della Tuscia, per un totale di 150mila abitanti resteranno, per mesi e mesi, senza acqua potabile. Il 31 dicembre prossimo scade infatti la deroga concessa dall’Unione Europea alla concentrazione d’arsenico nell’acqua superiore ai 10 millogrammi/litro. E i comuni che hanno un valore dagli 11 ai 20 milligrammi litro sono appunto 34.

Le roboanti assicurazioni arrivarono il 25 ottobre scorso, quando la Regione Lazio annunciò urbi et orbi di aver stanziato 24 milioni e rotti per allestire 51 impianti di dearsenificazione nel Viterbese. A parte ogni considerazione sul fatto che lo stanziamento sia arrivato a poco più di 2 mesi dalla scadenza della proroga, fatto quest’ultimo che la dice lunga sulla lungimiranza di chi avrebbe dovuto provvedere per tempo, il quartier generale della governatrice Renata Polverini si impegnò anche ad indire le gare d’appalto per la realizzazione degli impianti entro il 31 dicembre. Ma, a quanto è dato sapere, finora sono stati solo pubblicati alcuni bandi che scadranno tra 45 giorni, ossia a fine gennaio o primi di febbraio. Ed è già saltato oltre un mese di tempo. Quindi, se non insorgeranno altri intoppi, i dearsenificatori potrebbero entrare in funzione a fine luglio 2013.

Ci sarebbe da pensare che la Regione Lazio, squassata dallo scandalo dei fondi ai gruppi consiliari (tutti), confidi nella Fine del Mondo prevista dai Maya per togliersi dall’impaccio.

Oltretutto, i 24 milioni di euro sono stati messi insieme, sommando i 6 milioni già stanziati per l’emergenza arsenico, altri 18 milioni appostati in bilancio per costruire gli impianti di depurazione delle acque nere di Civita Castellana, Sutri e Vignanello. Per la serie spogliare un altare per vestirne un altro.

Cosa accadrà dal primo gennaio, dunque. Semplice: ci sarà un boom di acquisto di acque minerali e, per chi non volesse o non potesse acquistarle? Udite, udite:  ''I comuni potrebbero essere chiamati a fornire dei servizi complementari o sostitutivi per la somministrazione delle acque, come ad esempio il potenziamento delle fontanelle pubbliche''.

Roba da primissimo Dopoguerra. Intanto, però, i sindaci non hanno ancora ricevuto alcuna indicazione su come comportarsi.

E' esagerato dire che si prifila la più grave emergenza che la Tuscia si sia trovata ad affrontare negli ultimi 65 anni?

 





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