ANNO 14 n° 116
''Unioni civili
una legge che mi
ha emozionato''
di Emanuela Dei
14/05/2016 - 15:47

di Emanuela Dei

Massimo D’Azeglio, nel lontano 1860, diceva che: ''Una volta fatta l'Italia, si dovevano fare gli italiani''. Questo ragionamento, alle soglie della vittoria per quanto riguarda la legge sulle unioni omosessuali, sembra attuale più che mai. Ci sono due entità da prendere in considerazione: gli etero e la popolazione lgbt.

Quest'ultima, in lotta da trent'anni per il riconoscimento della sua esistenza si vede, finalmente, contemplata della legge italiana. Una legge, che è un po’ più di niente, ne sentenzia l’esistenza. All'interno della comunità omosessuale c’è sempre prima di ogni legge il discorso identità e coraggio di essere omosessuali, lesbiche e trans. Con la vita di ogni giorno, con le relazioni familiari e amicali, si comunica all'altro che il diverso, in fondo in fondo, non è poi così distante da chiunque altro. Il lavoro della ricerca dell’identità individuale continua, poiché ci possono essere tutte le leggi del mondo a difendere e a dare diritti agli omosessuali, ma se questi non hanno il coraggio di vivere la loro vita, onestamente, secondo le loro inclinazioni, cosa vuoi cambiare all'interno della società?

 Inoltre, della nostra diversità ne abbiamo fatto sempre una bandiera,e ora, è alla ''normalità'' che si deve arrivare. Sembra quasi che per molti omosessuali il concetto matrimonio o ''impegno'' non sia mai stato contemplato. Eterni Peter Pan hanno sempre usato il non essere riconosciuti con un potente alibi. C’è poi tutta la vecchia generazione di omosessuali, che nemmeno pensa a sposarsi, semplicemente perché non era e non è nella sua mentalità.

Penso che il lavoro nella comunità debba continuare come sempre si è fatto: aiutare chi ha bisogno di cercare sé stesso, in modo che possa avere il coraggio di essere sé stesso e, una buona lotta al dì fuori sia nel riconoscimento del matrimonio egualitario, figli e adozioni con la miglioria e l’istituzione di altre leggi. Per quanto riguarda poi il discorso mondo etero: come dissi alla senatrice Cirinnà, il potere è eterosessuale, maschilista e eterosessuale. La battaglia è dura. Alla domanda su come lo stato si sarebbe impegnato per sensibilizzare l’opinione pubblica in modo da ''fare gli italiani'', Cirinnà mi rispose, chiaramente, che lei più di aver fatto una legge non poteva. Certo avrebbe mandato qualche informativa ai vari sindaci e impiegati, ma più di questo no. Nessun aiuto da parte dello Stato o da parte dell’informazione. Lei non poteva fare nulla, come se il suo partito non avesse il controllo dei media di tutta Italia, ad eccezione di poche testate.

Un esempio chiarissimo l’abbiamo avuto sull'oscurità e il silenzio caduto sul referendum trivelle e ora Ttip. Niente aiuto dall'alto, ce la dobbiamo cavare da soli. Come se non avessimo fatto tutto da soli. Perché, diciamocelo chiaro, tra sanzioni da parte dell’Europa e conseguenti figure barbine, i tempi, per questo mozzicone di legge, erano maturi. È stata la comunità omosessuale a spingere sulla politica, sebbene tutti spezzettati. Il guaio è che siamo stati costretti a chiedere ad altri per il riconoscimento dei nostri diritti.

Già perché noi una forza politica fatta di omosessuali non abbiamo mai pensato di farla o di averla. Siamo talmente occupati a guardare ognuno il nostro orticello e a farci guerra che alla fine, ci siamo dovuti appoggiare a qualche partito che poi, inevitabilmente, ha strumentalizzato i nostri diritti. Quindi da quel poco che ho capito il lavoro è ancora tutto nostro. A mio parere, una grande rivoluzione avverrà in campo giuridico e fiscale perché ora i diritti acquisiti avranno anche una voce di spesa nelle casse dello Stato: reversibilità, successioni, etc. Diciamo che molto si discuterà su questo piano e qui la comunità non dovrà lasciare che nulla sia taciuto o giocato al ribasso.

 In questa legge sulle unioni civili, al contrario di quello che canta Francesca Michielin, ci sono tutti i gradi di separazioni possibili e non solo, sono persino riusciti a creare omosessuali e famiglie omosessuali, di serie a e b. In questo la comunità si è divisa come una mela. Ognuno, ancora ha guardato il proprio giardino e ha cercato di felicitarsi dei diritti acquisiti lasciando fuori altre famiglie. Questo prima che omosessuale è proprio un modo di pensare italiano. Siamo italiani. Non c’è unità né integrità il più delle volte.

Per quanto mi riguarda, Emanuela Dei, mi sono emozionata all'approvazione di questa legge. Lo feci per le unioni di fatto nel Comune di Viterbo e l’ho sentito ancora di più per questa legge. Per chi combatte, vedere un risultato, dà felicità. Ho pensato, soprattutto, alla fortuna che avevo di vivere qui, ora, e di avere una possibilità nel riconoscimento del mio amore. Ho pensato a chi è venuto prima di me ed è morto senza nemmeno nominarlo quest’amore. Quello che mi dico e vi dico è: coraggio! Si va avanti cercando ancor più compattezza e tutela di tutti i componenti di questa comunità.






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