ANNO 14 n° 110
''Necessario l'intervento della Procura antimafia''
Caso Manca, la dura reazione di Don Ciotti, presidente di Libera
22/08/2013 - 17:16

VITERBO – “Considerando la complessità della vicenda, in continuità e nel rispetto del lavoro già svolto dagli inquirenti, riteniamo che sia necessario che la Procura nazionale Antimafia prenda in mano il caso per intraprendere ulteriori percorsi di ricerca di verità e giustizia così come da anni chiedono i familiari di Attilio Manca”.

A parlare, in una nota, è don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, dopo l'archiviazione del gip del tribunale di Viterbo nell'inchiesta avviata per definire i retroscena della morte dell’urologo di Barcellona trovato senza vita nella sua abitazione in via della Grotticella, a Viterbo, il 12 febbraio 2004.

“A noi, come alla famiglia di Attilio, non interessa avere un assassino a tutti i costi ma solo una verità giudiziaria che coincida con la verità dei fatti, una verità che dia risposte esaurienti ai tanti interrogativi sulle dinamiche di quella morte, su certe preoccupate telefonate di Attilio ai suoi familiari qualche giorno prima del rinvenimento del cadavere, di quel viaggio misterioso in Francia di qualche tempo prima e le numerose coincidenze con le vicende legate alla latitanza di Provenzano. Nell'attesa di conoscere le motivazioni dei giudici di Viterbo noi continueremo a camminare accanto alla famiglia Manca nella loro richiesta di giustizia perché ad Attilio venga restituita la dignità della verità'.

La notizia dell’archiviazione ha suscitato sgomento nel paese della famiglia Manca, Barcello Pozzo di Gotto, ma non solo.

“Attendiamo di conoscere le motivazioni della magistratura di Viterbo che ha stabilito che Attilio Manca, l’urologo che nel 2003 potrebbe aver curato Provenzano per un tumore alla prostata in Francia, si sarebbe suicidato con un overdose di eroina nel 2004″. Così il presidente di Azione Civile, Antonio Ingroia.

“E’ un diritto, per i familiari e per la giustizia, che emerga – ha aggiunto Ingroia – la verità su quest’altro piccolo grande mistero italiano. Mi auguro che dalle motivazioni emerga che la magistratura di Viterbo abbia fatto tutte le verifiche necessarie, ed in particolare quelle chieste dalla famiglia Manca. Sarebbe grave ed incomprensibile se fosse avvenuto il contrario. Nessuno deve sospettare che esistano zone grigie tollerate dallo Stato, e perfino da qualche magistrato, in cui l’impunità trionfa. Si è accertato chi venne curato a Marsiglia dall’urologo Attilio Manca? Da quanto disse ai familiari vi era andato per assistere a un intervento chirurgico, e, guarda caso, proprio in quei giorni, e proprio alla prostata, era andato sotto falso nome a Marsiglia Bernardo Provenzano per farsi operare. Per i fatti di mafia servono professionalità e specializzazione. Questa è l’ennesima prova che l’attuale sistema giudiziario non è in grado di dare risposte adeguate alla domanda di giustizia che viene forte dalla società e dalle vittime dei reati”.

“Un caso così andava affidato ad un pool di inquirenti specializzati per verificare nel modo più approfondito possibile l’ipotesi mafia ed il collegamento con il viaggio di Provenzano a Marsiglia. Ma incredibilmente nessuno ha fatto questa verifica! Occorre – ha concluso Ingroia – un intervento legislativo che istituisca una task force facente capo alla procura nazionale antimafia che abbia la possibilità di coadiuvare direttamente le procure di volta in volta coinvolte, anche quando, come in questo caso, non si tratta di una procura distrettuale antimafia”. Perché la famiglia resta convinta che l’urologo è stato assassinato dalla mafia.

“Mio figlio è stato ucciso per ordine di Bernardo Provenzano”, aveva riconfermato la signora Angela Manca al telefono ieri l’altro. “Attilio è stato il primo in Italia a praticare l’operazione alla prostata in laparoscopia e operò Provenzano a Marsiglia, in Francia”. Mamma Angela, comunque, non demorde. “Andremo fino in fondo per scoprire la verità. Da parte della Procura di Viterbo c’è stata la volontà di insabbiare tutto per coprire personaggi potenti”.

Adesso, dopo le archiviazioni dei cinque indagati (Ugo Manca, Angelo Porcino, Salvatore Fugazzotto, Lorenzo Mondello e Andrea Pirri, tutti di Barcellona Pozzo di Gotto), l’unica persona in attesa di udienza preliminare è Monica Mileti, rinviata a giudizio perché, per gli inquirenti, avrebbe ceduto ad Attilio la dose di eroina che lo uccise.





Facebook Twitter Rss