ANNO 14 n° 116
VELENI SUI CIMINI Sui controlli č scaricabarili
L'assessore all'Agricoltura Ambrosini: ''Spettano al Servizio fitosanitario''
21/06/2013 - 04:00

VITERBO – Come spesso accade, il veleno, è proprio il caso di dire, sta nella coda. Ieri pomeriggio, l’assessore all’Agricoltura della Provincia di Viterbo Luigi Ambrosini ha diffuso una nota in cui ripropone alcune considerazioni trite e ritrite sull’impegno dell’ente per la lotta biologica al cinipide del castagno. Circostanza, quest’ultima, peraltro mai messa in discussione. Ma la vera notizia la dà nelle ultime righe. ''Auspico che con questo chiarimento – scrive - si possa mettere la parola fine su una querelle che reiterandosi ostacolerebbe l’operato di chi sta effettuando le indagini, che devono rimanere segrete almeno fino alla loro conclusione. Allo stesso tempo è utile fare massima attenzione, visto che questo modo di divulgare notizie e informazioni inesatte crea inutili allarmismi''.

Liquidiamo subito la solita menata sulle presunte informazioni inesatte e allarmistiche ricordando all’assessore che se ViterboNews24 non avesse avviato una compagna stampa sull’avvelenamento dei Cimini, nessuno, tanto meno il suo assessorato, si sarebbe mosso. Tanto che alcuni non lo hanno ancora fatto. Non a caso, la polizia provinciale è intervenuta dopo la pubblicazione dei nostri articoli. Intanto, però, Ambrosini svela che sono delle indagini in corso. E se ci sono delle indagini ci dovrà pur essere uno straccio di ipotesi di reato sui cui indagare.

L’altra notizia che dà Ambrosini riguarda un colloquio telefonico tra egli stesso e la dirigente del Servizio fitosanitario della Regione Lazio, durante il quale sarebbe stata chiarita l’esatta interpretazione della direttiva che vieta l’uso dei fitofarmaci. Il risultato del chiarimento verbale, per quello che conta, è che non lo vieterebbe affatto.

''In accordo con i comuni interessati e le associazione castanicole della zona – spiega l’assessore - sono state individuate le aziende disposte a mettere a disposizione i propri castagneti per il trattamento biologico con lanci di torymus sinensis, coordinati dal Servizio fitosanitario regionale, unico responsabile dell’iniziativa. In tutta la regione Lazio sono state individuate 68 aziende, una quarantina delle quali nella Tuscia. Nel momento in cui l’agricoltore ha acconsentito ad effettuare il trattamento biologico – aggiunge -, ha accettato di rispettare le prescrizioni contenute nella nota numero 332543 del 27 luglio 2012, redatta dal direttore dell’assessorato regionale all’Agricoltura. Gli imprenditori si sono cioè impegnati, fino a maggio 2014, a non effettuare trattamenti fitosanitari per un raggio di almeno un chilometro dal punto di rilascio dell’antagonista biologico. Da colloqui intercorsi con la dottoressa Bianchi del servizio fitosanitario regionale – sottolinea -, si è appreso che la distanza di un chilometro ricade direttamente nei castagneti, in quanto sono stati scelti, per la sperimentazione, appezzamenti di dimensioni notevoli''.

A parte il fatto che verba volant e quel che resta è quanto è scritto nero su bianco sul provvedimento regionale. Ma cosa significa ''la distanza di un chilometro ricade direttamente all’interno dei castagneti''? E dov’altro avrebbe dovuto e potuto ricadere? Nelle colture di meloni e asparagi della Maremma? E dov’è scritto che i proprietari dei terreni si ''sono impegnati'' a non usare i fitofarmaci? La direttiva recita ''è vietato''. E basta.

Poi, l’assessore Ambrosini si sofferma sui controlli: ''La vigilanza sul rispetto delle norme – scrive - spetta esclusivamente al Servizio fitosanitario regionale che si può avvalere della Asl competente. I Comuni, per maggior tutela, possono emettere ordinanze affinché ogni coltivatore che effettua trattamenti chimici rispetti la normativa''.

Che dire? Ci sarebbe da arrendersi. Se l’uso dei fitofarmaci è vietato, come possono esistere dei castanicoltori che effettuano trattamenti chimici nel rispetto della normativa?

Infine, Ambrosini ricorda che ''Il Nucleo ambiente della polizia provinciale può effettuare solo ed esclusivamente controlli di routine sul territorio, ciò è quello che è accaduto nei giorni scorsi, con gli agenti che si sono recati in alcuni negozi specializzati, oppure direttamente nei castagneti. Quindi – conclude - l’assessore Ambrosini non cade affatto dalle nuvole, ma realisticamente si attiene alla normativa e svolge il suo compito secondo le proprie competenze”.

E vissero tutti felici, contenti e... avvelenati.





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