ANNO 14 n° 111
NOBEL A LAMPEDUSA, Centoventi adesioni in ventiquattr'ore
Tra i firmatari Michelini, Ciambella, Santucci, Insogna, Mazzoli e Panunzi
Un grazie particolare a Roberto Moncelsi, il primo a rispondere all'appello
06/10/2013 - 02:36

VITERBO - Alle 18 di ieri pomeriggio, a ventiquattro ore dal lancio dell'iniziativa, nella casella di posta elettronica redazione@viterbonews24.it e sul profilio Facebook del giornale (ViterboNews Ventiquattro) erano arrivate centoventi adesione alla campagna 'Nobel per la Pace a Lampedusa'', lanciata dal settimanale l'Espresso e sostenuta dalla nostra testata.

Tra i sottoscrittori ci sono il sindaco di Viterbo Leonardo Michelini, il vicesindaco Luisa Ciambella, i consiglieri comunali Sergio Insogna e Gianmaria Santucci, l'onorevole Alessandro Mazzoli, i consiglieri regionali Enrico Panunzi e Daniele Sabatini. Molti altri rappresentanti delle istituzioni, sindaci, parroci lo faranno nei prossimi giorni.

Un ringraziamento particolare va al signor Roberto Moncelsi che ha inviato l'e-mail di adesione alle campagna alle 17,58 di ieri (venerdì 4 ottobre), pochi minuti dopo la pubblicazione del nostro appello. Un sentito grazie anche alla signora Patrizia Pinzi di Montefiascone, che ha aderito pochi minuti dopo.

Ricordiamo che le adesioni possono essere inviate esclusivamente per e-mail o inserite nel nostro profilo Facebook, in quanto dovranno essere tutte stampate e consegnate alla redazione dell'Espresso entro la fine dell'anno. La proposta di conferire il Premio Nobel per la Pace dovrà essere formalizzata entro il 14 febbraio 2014.

Confidiamo, grazie all'adesione dei nostri lettori, di dare un piccolo contributo alla proposta che, ieri pomeriggio, ha ottenuto anche il sostegno ufficiale del Governo Letta.

Di seguito riportiamo le motivazioni poste a base della proposta di conferire il Nobel per la Pace all'Isola di Lampedusa redatta dall'Espresso.

1. Lampedusa è oggi la più importante porta d'ingresso all'Europa. Dall'altra sponda del Mediterraneo - spinti dalla fame, dal dolore, dalle persecuzioni razziali tribali o religiose - partono centinaia di uomini, donne e bambini che per tentare di conquistarsi il diritto a vivere mettono nel conto perfino la possibilità di morire. Lì, su quell'isola, si svolge ogni giorno una nobilissima battaglia in nome e per conto del mondo intero.

2. A combatterla è una piccola comunità - 6300 abitanti - che mette da parte la sua vita privata e dimentica i suoi interessi legati a una stagione turistica che dura poche settimane all'anno, per impegnarsi in una straordinaria gara di solidarietà. Uomini, donne e bambini che fermano lo scorrere della loro vita normale per aiutare e ospitare i sopravvissuti ai drammatici viaggi della speranza. Un popolo che non ha mai smesso di essere umano.

3. Premiare un'isola e i suoi abitanti con un riconoscimento internazionale altamente significativo servirebbe anche a svegliare l'Unione Europea dal suo torpore, da un silenzio talvolta fatto di egoismo e indifferenza, e spingerla a occuparsi del dramma di intere popolazioni di migranti che non può essere affidato alla generosità e all'altruismo di un solo paese o addirittura di un piccolo scoglio in mezzo al mare.

4. Premiare Lampedusa sarebbe come gridare 'alt' allo scandaloso traffico di carne umana sul quale lucrano all'origine mediatori, scafisti e perfino piccoli ras locali e che costituisce per molti governi del Mediterraneo il sistema più semplice per fingere di risolvere, o almeno di allentare e rinviare nel tempo, drammatici problemi di fame e miseria.

5. Premiare Lampedusa significherebbe infine offrire una piccola ma intensa luce di speranza a chi è costretto ad abbandonare la sua terra e a cercare a casa altrui ciò che non avrà mai a casa propria. Vorrebbe dire che qualcuno nel mondo sta pensando anche a loro, ai dannati della terra, ai morti del mare.

Per queste ragioni chiediamo a tutti di combattere insieme a noi una battaglia di civiltà. Sarà, almeno, una sentita testimonianza di vicinanza e solidarietà.

 





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