ANNO 14 n° 115
Lettera 22
''e non finisce mica il cielo''
di Pina Palozzi
22/02/2019 - 03:04

a cura di Giuseppina Palozzi, psicologa e psicoterapeuta:

 

La luce entra dai vetri nella stanza, anziché uscire.

È notte, ma non è buio.

Fuori, un pallone acceso quasi fosse un faro.

Vedo profili e angoli di case, normalmente in ombra e sconosciuti.

Prendono vita ora o solo adesso li vedo?

Un campione di nuoto paralizzato da un colpo di pistola fa pensare al buio.

Finchè non si accendono le facciate. E torna ad allenarsi.

In un modo diverso, che necessita una trasformazione, una riorganizzazione.

Ma da lì, andare.

Frugare nei vicoli bui che sono invece tutt’altro che ciechi.

Nascondono nuove strade, quelle più audaci, quelle che domano la nebbia del buio.

Quel muro che di solito ci abbraccia con le mancanze.

Siano le gambe, l’amore della tua vita, personalità di valore e spessore.

Tutto, quando lo perdiamo, sembra che tutto finisca.

Sembra diserbante.

Ricordiamo il tempo dell’ultimo abbraccio, dalla scomparsa e li ripensiamo nei gesti.

Ma forse, tutto sommato, non ci serve quel corso sull’esorcismo del MIUR per trovare un contatto.

Forse basta andare a scovare quegli angoli non illuminati.

Mi viene in mente che proprio a trent’anni dalla legge istituente la mia professione, mi ritrovo professionalmente orfana di quello che fu quindi il mio bisnonno, il suo promotore.

Un uomo che nel buio nero pisto del nazismo trovò il vicolo giusto e ci vide un “morbo K”, inesistente, grazie al quale mise in salvo tantissimi ebrei.

C’è che allora forse è vero che niente è come sembra.

Ma è anche vero che questo non significa (com’è facile credere) paura o disillusione, bensì possibilità.

Persino attraversando l’immobilità cerata di una maschera, dentro quei fori inespressivi e bui,

vivono sguardi e occhi che si muovono.

Liberano respiri.

E se convinti di non vedere dovessimo solo iniziare a guardare?




Facebook Twitter Rss