ANNO 14 n° 111
Peperino&Co.
Storia di Schenardi
e del mitico 103
di Andrea Bentivegna
29/10/2016 - 02:00

di Andrea Bentivegna

Un terzo di Bitter Campari, un terzo di Martini Dry e un terzo di Biancosarti il tutto arricchito da una lacrima di Angostura: più semplicemente un 103. Questo fu lo storico cocktail che il barman Roberto Fanelli inventò nel 1958 per celebrare appunto i centotre anni di Schenardi che da allora è divenuto popolarissimo tra tutti i viterbesi. Un cocktail che narra, già dal nome, la storia lunghissima di questo Caffè storico divenuto, seppure con alterne vicende, da quasi due secoli il salotto della città.

In effetti a ben guardare il locale apre addirittura nel lontano 1818 quando Raffaele Schenardi rileva il più antico Albergo Reale che dalla fine del Settecento sorgeva in quello stabile affacciato su via del Corso. Con la nuova gestione si decise così di inaugurare al pian terreno il primo Caffè della città. Questi locali andavano allora diffondendosi con grande successo un po’ in tutta Europa dove erano immediatamente divenuti il luogo d’incontro preferito per gli artisti e gli intellettuali. Ll’Illuminismo ad esempio nacque letteralmente tra i tavoli del parigino Café Procope dove ogni giorno si incontravano per discutere Voltaire, Rousseau e Diderot.

Fu seguendo proprio questa moda che Schenardi aprì i battenti a Viterbo e il successo fu immediato tanto che già nel 1855 il proprietario decise di ristrutturare il locale per renderlo ancor più bello al punto da poter essere paragonato ai famosi Caffè veneziani e torinesi. Per farlo non esitò a rivolgersi all’architetto più importante del tempo e cioè quel Virginio Vespignani che in quel periodo stava progettando per la nostra città il nuovo Teatro dell’Unione. La ristrutturazione lo renderà splendido, praticamente come lo vediamo oggi se si escludono gli arredi, con le colonne di marmo e gli stucchi dorati che ancora lo impreziosiscono. Fu un momento decisivo tanto che fu proprio questa ri-apertura ad essere celebrata dal famoso cocktail poco più di un secolo dopo.

Un locale insomma che ha visto transitare sotto le sue volte la storia e non solo quella strettamente cittadina: qua sono passati addirittura teste coronate e premi Oscar come il re di Svezia, Vittorio Emanuele III o Federico Fellini. Ma la lista completa sarebbe lunghissima ma come non ricordare Orson Welles che lo frequentava durante le riprese viterbesi del suo ''Othello'' e Guglielmo Marconi, Giuseppe Garibaldi fino addirittura a Papa Gregorio XVI che in queste sale pranzò in occasione di una visita nel 1841.

È difficile trovare un altro luogo in città che negli ultimi due secoli abbia ospitato personaggi simili eppure più volte abbiamo rischiato di perderlo, soprattutto in epoca recente e in particolare nei primi anni duemila quando il Caffè dopo una lunga inattività fu trasformato in fast food. “Meglio così che chiuso” si diceva quasi a volersi giustificare eppure fu evidente che non poteva funzionare. Certo i problemi di gestione di un locale simile sono enormi, dall’affitto al personale è davvero complicato riuscire a far quadrare i conti tanto che è proprio di questi giorni la proposta di ospitare, al fianco dell’attuale ''bar'', negli stessi storici locali, anche un punto vendita di una nota catena di abbigliamento. La giustificazione sarà, c’è da immaginarlo, la stessa ma ancora una volta non può essere sufficiente questo.

Non si tratta infatti di preservare qui solo un’architettura ma insieme ad essa va protetto lo spirito di questo luogo così importante per Viterbo. Anche la politica dovrebbe intervenire e fare qualcosa magari aiutando chi si fa carico di un tale onere affinché quella che oggi appare come un’impresa impossibile possa divenire finalmente sostenibile. Allo stesso tempo ciò che sarà necessario, anzi indispensabile, affinché questo luogo non sopravviva solo come un monumento, dovrà essere però la qualità. Schenardi deve aspirare ad essere il miglior bar di Viterbo, dovrà essere sempre aperto, offrire un servizio unico e impeccabile e solo così, con la volontà reciproca, questo Caffè potrà tornare ad essere l’epicentro della vita cittadina nonché la vetrina migliore nella quale accogliere i nostri turisti.





Facebook Twitter Rss