ANNO 14 n° 115
Peperino&Co.
Macchina di Santa Rosa,
un percorso unico
di Andrea Bentivegna
10/09/2016 - 02:00

di Andrea Bentivegna

 

MACCHINA DI SANTA ROSA:
UN PERCORSO UNICO
Un’impresa, così si può definire il Trasporto 2016. Un’impresa che negli ultimi trent’anni trova paragone solo col drammatico epilogo del 1986 quando la Macchina, giunta sul sagrato di Santa Rosa, sbandò paurosamente rischiando di rovinare sulla gente. Allora i facchini, animati dal  indimenticato Nello Celestini, evitarono la tragedia con uno sforzo sovrumano e una freddezza provvidenziale. Proprio quest’anno, nell’anniversario di quel pauroso episodio, hanno compiuto qualcosa di simile nella sua straordinarietà. Non un salvataggio ma anzi un Trasporto perfetto, senza sbavature su un percorso lunghissimo e massacrante. Forse il migliore di sempre.
Eppure tanta perfezione ha lasciato anche qualche inquietudine. Sia chiaro si parla di sfumature in uno spettacolo che rimane sempre indimenticabile ma quest’anno qualcosa è venuta meno. Non da parte dei facchini come detto, ma al di là delle transenne, tra il pubblico. A voler essere pignoli dovremmo cominciare proprio dalle transenne: quelle tradizionali sono state sostituite quest’anno da orribili barriere metalliche ritenute dalla Questura più sicure delle vecchie in legno. Per carità ben vengano provvedimenti simili, è giusto che si siano sostituite ma dal prossimo anno, col debito anticipo, potremmo escogitare qualcosa di migliore. Ma vabbè sono quisquilie queste.
Eppure oltre quelle transenne “da lavori in corso”, stavolta è sembrato di assistere ad un Trasporto che più che “trionfale” era “contro il tempo”. Sì perché il percorso infinito col quale i facchini si sono vittoriosamente misurati stavolta li ha costretti a condensare tutti i tempi: dalla durata delle soste ai comandi classici del capofacchino. Sandro Rossi ha “guidato” come al solito -anzi più del solito- magistralmente i suoi uomini eppure noi, dalla piazza, abbiamo avvertito meno pathos che negli anni passati. Un aspetto su cui riflettere per il futuro.
Un gesto doveroso -la deviazione fino al Sacrario-, un sacrificio enorme, che ha celebrato degnamente il Giubileo permettendo inoltre, vista la concomitanza con il sabato, di far ammirare la bellezza di Gloria a un gran numero di persone eppure, sono dell’idea, che debba rimanere un episodio straordinario, unico. Qualcuno, questi giorni, ha già infatti ventilato l’idea di allungare definitivamente il tragitto. Ovviamente la decisione è -e deve essere- solo dei facchini credo tuttavia che, nel caso, si tratterebbe di un errore. Le anguste vie in cui la Macchina sfiora i cornicioni e i muri non sono infatti un limite da superare ma una delle caratteristiche imprescindibili del trasporto. Il Campanile che Cammina ha bisogno di Viterbo, di quelle vie che ne sono teatro da secoli così come la città stessa non può prescindere dalla sua festa. Via Marconi, rettilineo d’epoca fascista, con le sue dimensioni imponenti e gli alberi che lo delimitano non è minimamente paragonabile al fascino del resto del percorso.
Del resto il Trasporto non deve avere come priorità quella di aumentare gli spettatori piuttosto quella di mantenerne inalterata la sua spettacolarità; Non stiamo parlando di una partita di calcio ma di una festa unica e singolare. A questo proposito trovo molto più replicabili le eccezioni che, di anno in anno, vengono introdotte, durante il consueto tragitto, per celebrare qualche ricorrenza o commemorare alcuni personaggi illustri. Gesti che, nei secoli, hanno fatto la storia, dall’inchino della Macchina ordinato da Papini al cospetto del pontefice, alle varie “girate” fino al commovente “sollevate e fermi” che ha concluso la fatica di quest’anno e che è stato dedicato a Nello Celestini e le vittime del recente terremoto. Un momento di rara emozione.
Ogni passo di quei milleduecento metri che vanno da San Sisto a Santa Rosa racchiude infatti un aneddoto ed è legato alla memoria di qualcuno. Il prossimo anno poi saranno cinquant’anni dal “fermo” del Volo d’Angeli a via Cavour: come già proposto da qualcuno sarà un’altra occasione per arricchire il Trasporto con un nuovo, emozionante, momento unico.
 

Un’impresa. Così si può definire il Trasporto 2016. Un’impresa che negli ultimi trent’anni trova paragone solo col drammatico epilogo del 1986 quando la Macchina, giunta sul sagrato di Santa Rosa, sbandò paurosamente rischiando di rovinare sulla gente. Allora i facchini, animati dall'indimenticato Nello Celestini, evitarono la tragedia con uno sforzo sovrumano e una freddezza provvidenziale.

Proprio quest’anno, nell’anniversario di quel pauroso episodio, hanno compiuto qualcosa di simile nella sua straordinarietà. Non un salvataggio ma anzi un Trasporto perfetto, senza sbavature su un percorso lunghissimo e massacrante. Forse il migliore di sempre. Eppure tanta perfezione ha lasciato anche qualche inquietudine. Sia chiaro, si parla di sfumature in uno spettacolo che rimane sempre indimenticabile ma quest’anno qualcosa è venuta meno. Non da parte dei facchini, come detto, ma al di là delle transenne, tra il pubblico.

A voler essere pignoli dovremmo cominciare proprio dalle transenne. Quelle tradizionali sono state sostituite quest’anno da orribili barriere metalliche ritenute dalla Questura più sicure delle vecchie in legno. Ben vengano provvedimenti simili, per carità. E giusto che siano state sostituite ma dal prossimo anno, col debito anticipo, si potrebbe escogitare qualcosa di meglio. Ma vabbè sono quisquilie queste. Eppure oltre quelle transenne “da lavori in corso”, stavolta è sembrato di assistere ad un Trasporto che più che “trionfale” era “contro il tempo”.

Sì, perché il percorso infinito col quale i facchini si sono vittoriosamente misurati stavolta li ha costretti a condensare tutti i tempi: dalla durata delle soste ai comandi classici del capofacchino. Sandro Rossi ha “guidato” come al solito - anzi più del solito - magistralmente i suoi uomini ma noi, dalla piazza, abbiamo avvertito meno pathos che negli anni passati. Un aspetto su cui riflettere per il futuro.

Un gesto doveroso - la deviazione fino al Sacrario -, un sacrificio enorme, che ha celebrato degnamente il Giubileo, permettendo inoltre, vista la concomitanza con il sabato, di far ammirare la bellezza di Gloria a un gran numero di persone ma sono dell’idea che debba rimanere un episodio straordinario, unico.

Qualcuno, questi giorni, ha già infatti ventilato l’idea di allungare definitivamente il tragitto. Ovviamente la decisione è - e deve essere - solo dei facchini ma, sempre e solo a mio avviso, sarebbe un errore. Le anguste vie in cui la Macchina sfiora i cornicioni e i muri non sono infatti un limite da superare ma una delle caratteristiche imprescindibili del trasporto. Il ''campanile che cammina'' ha bisogno di Viterbo, di quelle vie che ne sono teatro da secoli così come la città stessa non può prescindere dalla sua festa. Via Marconi, rettilineo d’epoca fascista con le sue dimensioni imponenti e gli alberi che lo delimitano non è minimamente paragonabile al fascino del resto del percorso.Del resto il Trasporto non deve avere come priorità quella di aumentare gli spettatori piuttosto quella di mantenerne inalterata la sua spettacolarità. Non stiamo parlando di una partita di calcio ma di una festa unica e singolare.

A questo proposito trovo molto più replicabili le eccezioni che, di anno in anno, vengono introdotte, durante il consueto tragitto, per celebrare qualche ricorrenza o commemorare alcuni personaggi illustri. Gesti che, nei secoli, hanno fatto la storia: dall’inchino della Macchina ordinato da Papini al cospetto del pontefice, alle varie “girate” fino al commovente “sollevate e fermi” che ha concluso la fatica di quest’anno e che è stato dedicato all'impresa di Nello Celestini e dei suoi uomini e ai sopravvissuti del recente terremoto. Un momento di rara emozione. Ogni passo di quei milleduecento metri che vanno da San Sisto a Santa Rosa racchiude infatti un aneddoto ed è legato alla memoria di qualcuno.

Il prossimo anno poi saranno cinquant’anni dal “fermo” del Volo d’Angeli a via Cavour e, come già proposto, sarà un’altra occasione per arricchire il Trasporto con un nuovo, emozionante, momento unico. 

 





Facebook Twitter Rss