ANNO 14 n° 114
Viterbo, sempre una cittą solo per auto
Il nuovo piano del trasporto urbano sembra destinato a penalizzare il centro

VITERBO – (aml) Centro storico, quale visione per il futuro? La domanda che, in varie campagne elettorali abbiamo sentito ripetere come un mantra e di cui in molti sembravano possedere la giusta soluzione, nasce spontanea e soprattutto dovrebbe interessare coloro che insistono a voler risiedere in centro. Perché oramai vivere in alcuni quartieri cittadini centrali richiede grande devozione (o forse un pizzico di masochismo) e una pervicacia senza confini.

Una lotta impari di fronte ad attacchi continui al limite dell’accanimento che sembrano tesi ad ottenere l’abbandono di tali zone da parte dei residenti. Vediamo gli ultimi esempi: da una parte l’idea di limitare il traffico privato ma contemporaneamente diminuire i passaggi in centro del trasporto pubblico trasferendo addirittura il capolinea degli autobus dal Sacrario al Riello.

Come è emerso nel consiglio comunale del 5 ottobre durante il quale la maggioranza compatta ha approvato il nuovo grafo di rete della Francigena, la partecipata che gestisce il servizio di trasporto locale. Contraria l’opposizione.

Secondo l’assessore Alvaro Ricci il nuovo piano del trasporto urbano porterebbe come vantaggi ''la riduzione dell’inquinamento ambientale ed acustico grazie alla diminuzione dei passaggi su via Marconi - per Ricci sarebbero 300 i mezzi che vi transitano giornalmente – e si servirebbe il centro con maggiore frequenza anche se in maniera meno capillare''.

Affermazione quest’ultima che sembra una contraddizione in termini: come si coniuga la diminuzione di passaggi con una maggiore frequenza e cosa significa in modo meno capillare? Perché già ora il servizio non può certo definirsi capillare visto che non copre tutte le zone urbane. Sfiorate forse, ma non coperte capillarmente.

Ricci ha poi dichiarato che ''tutte le corse lambiscono il centro fermandosi a piazzale Gramsci dove ogni quindici minuti transiteranno le circolari interne''. Quindi soprattutto gli anziani, che sono i maggiori fruitori di un servizio poco efficiente, almeno faranno ginnastica durante gli scambi salendo e scendendo dai vari bus. Punti di scambio naturalmente en plein air esposti alla tramontana (che a piazzale Gramsci è sempre presente), alla pioggia e d’estate a un sole cocente.

Tra le novità proposte dall’assessore la chiamata a richiesta. Ma non è molto chiaro come dovrebbe attuarsi e a chi è rivolta. A tutti i cittadini? Ai diversamente abili? Al momento secondo Ricci tale modalità potrebbe essere sperimentata per tre mesi.

Ridurre l’inquinamento ambientale? Ottimo proposito. Per raggiungere tale obiettivo forse invece di diminuire le corse del trasporto urbano sarebbe più opportuno rendere il servizio davvero efficiente, magari con mezzi meno obsoleti (gli autobus sono soggetti alla revisione biennale per i gas di scarico?), e in grado di coprire tutto il perimetro cittadino, dentro e fuori le mura. Solo ottimizzando il numero delle corse e delle linee si potrà tentare di invogliare la gente a lasciare a casa l’auto.

Ma sino ad allora Viterbo resterà una città in cui per spostarsi non esisterà altro modo che la propria vettura. Oppure, per chi ce la fa, andare a piedi o in bici. Sistemi che, soprattutto nelle ore di punta, sono spesso più veloci di qualsiasi altro mezzo di locomozione.




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