ANNO 14 n° 110
Villa Buon Respiro
Villa Buon Respiro,
san Raffaele ci riprova:
''Chiudiamo''

VITERBO – Ci risiamo: il gruppo San Raffale torna a minacciare la chiusura del centro di riabilitazione Villa Buon Respiro. Lo fa con una lunga lettera a firma di Carlo Trivelli, presidente del Cda del gruppo, inviata al sindaco di Viterbo Leonardo Michelini e ai sindacati Cgil, Cisl e Uil. ''Decorsi 15 giorni – conclude la missiva – questa struttura dovrà sospendere l’attività con la conseguente messa in mobilità dei lavoratori, fino a che vengano riconsiderate le iniziative adottate. Conseguentemente, la Asl dovrà provvedere alla presa in carico dei pazienti''.

Ma perché il gruppo San Raffaele, di proprietà della famiglia Angelucci, il cui capostipite Antonio è il fondatore della Tosinvest ed ex parlamentare del Pdl, minaccia per l’ennesima volta la serrata di Villa Buon Respiro? ''Nei confronti del centro di riabilitazione – sostiene Trivelli -, nonostante l’emanazione del decreto di rinnovo dell’autorizzazione e di rilascio dell’accreditamento istituzionale, da parte della Asl di Viterbo e, quindi, della stessa Regione, sono state prese iniziative che rendono sempre più difficile la gestione della struttura e incidono, peraltro, su una gravosa gestione dovuta alla particolare tipologia di pazienti, come più volte rappresentato. Ci si riferisce in particolare – precisa - all’iniziativa della Asl di non consentire più le attività svolte negli anni precedenti per fronteggiare particolari esigenze assistenziali di taluni pazienti bisognosi di un maggior carico assistenziale con un organico aggiuntivo rispetto a quello previsto della normativa regionale di settore ivi compresa la guardia medica h 24, assistenza erogata anche durante gli eventuali ricoveri in ospedale e durante i soggiorni estivi presso strutture alberghiere. Questa decisione ha già obbligato il centro ad avviare una procedura per la messa a disposizione di 28 unità di personale''.

Trivelli, inoltre, accusa la Asl di pagare in ritardo le prestazioni e di voler certificare ''solo parzialmente, senza alcuna motivazione logica e normativa, le fatture relative alle attività per 20 prestazioni giornaliere semiresidenziali e 100 prestazioni giornaliere ambulatoriali autorizzate e accreditate il 28 luglio 2014, rivolte, come è noto, a bambini con gravi disabilità''. E ancora, stando a quanto scrive Trivelli, la Asl di Viterbo, ''nel proprio atto aziendale pubblicato il 21 aprile 2015 non ha indicato per Villa Buon Respiro quali attività autorizzate e accreditate quelle relative ai 100 trattamenti ambulatoriali e ai 20 posti semi residenziali, in contrasto con quanto previsto e non ha neppure provveduto a rettificare tale omissione come da noi espressamente richiesto, ingenerando ulteriori incertezze e criticità''.

Ad avviso della San Raffale, tutto ciò comporterebbe una più difficoltosa azione assistenziale per i pazienti assegnati, sia la non economicità della gestione, già di per sé deficitaria a causa dell’inadeguatezza tariffaria. Da qui il preavviso della chiusura del centro di riabilitazione.

La Asl di Viterbo, da parte sua, ha già risposto alla nota con la quale la San Raffaele annunciava la convocazione in via di urgenza del proprio consiglio di amministrazione per deliberare la sospensione dell'attività della struttura Villa Buon Respiro. ''Negli ultimi due anni – ha ribattuto - l'impegno dell'Azienda sanitaria locale, finalizzato a garantire la continuità dei servizi erogati presso la struttura di Villa Buon Respiro, è sempre stato costante, nonostante le vicende giudiziarie che hanno interessato il gruppo San Raffaele Spa. Tale impegno, con un grande sforzo di chiarezza e di trasparenza da parte della Asl, si è concretizzato con l'accreditamento della struttura Villa Buon Respiro e con la partecipazione consapevole di San Raffaele Spa in tutte le fasi dell'iter che hanno preceduto lo stesso accreditamento. In considerazione di quanto sopra esposto - conclude la Asl -, restano incomprensibili le motivazioni addotte per la sospensione delle attività, né si comprende quali atti la Asl di Viterbo e la Regione Lazio dovrebbero porre in essere per evitare tale decisione''.

Quando la nota della Asl parla di ''vicende giudiziarie che hanno interessato la San Raffale'', si riferisce alle varie inchieste in cui è coinvolto in gruppo. L’ultima delle quali vede indagati il fondatore Antonio Angelucci, i suoi figli Giampaolo, Alessandro e Andrea, e altri personaggi, tra i quali lo stesso Crivelli. Sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari e all'appropriazione indebita. Al centro dell'inchiesta ci sono la presunta omissione delle dichiarazioni sulle imposte, fatture per operazioni inesistenti e appropriazione indebita per oltre 20 milioni di euro. Lo stesso Antonio Angelucci, il figlio Giampaolo, il presidente del Cda Crivelli e altri, un anno fa, sono stati rinviati a giudizio per una truffa di 160milioni di euro ai danni del servizio sanitario regionale, compiuta con false diagnosi d’ingresso, certificazioni di prestazioni sanitarie non autorizzate e fatture gonfiate dell’Istituto San Raffaele di Velletri.

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