ANNO 14 n° 114
Una Lega Pro davvero nazionale
Alla riunione di Firenze spunta l'idea di non tener conto dei criteri geografici

di Stefano Renzo

VITERBO – L’incontro di ieri l’altro in Lega Pro tra i vertici della Lega stessa e i rappresentanti delle nove società neo promosse dalla serie D sembra abbia mietuto la prima vittima. La Virtus Francavilla, vincitrice del girone H e prossima avversaria della Viterbese al Rocchi nella Poule Scudetto, si è sentita confermare che il suo stadio, così come è, non può ospitare le gare del terzo campionato d’Italia e, stando l’impossibilità di completare i lavori di ristrutturazione in tempo utile per l’inizio della stagione, dovrà trovare un campo alternativo dove disputare le partite interne.

Non è stata colta di sorpresa, la società pugliese che un ''avviso'' del genere sicuramente se lo aspettava, tanto che sembra stia già valutando se giocare a Brindisi o a Martina Franca per poi tornare a casa a campionato avviato, non appena ultimati i citati lavori di adeguamento. Un problema che sembra riguardare anche qualche altra società, sicuramente non la Viterbese il cui impianto, sul quale non mancano gli interventi da fare già entro il prossimo 15 giugno, può essere considerato tra quelli con criticità minima.

Si è parlato anche di altro, però nel primo incontro tra le neo promosse e la loro nuova ''casa''. Non si è taciuto, ad esempio, sul discorso relativo alla composizione dei gironi, un tema che sta a cuore a tutte le società, in qualsiasi latitudine esse operino. Tra le ipotesi accennate ce ne è una molta suggestiva, che non è una novità assoluta per la serie C, che sembra stia molto a cuore al presidente Gabriele Gravina. Non più tre gironi composti dividendo l’Italia in senso orizzontale, Nord, Centro e Sud, né, come accadde qualche anno fa, in senso verticale, ma tre gironi formate da venti (venti?) squadre ciascuno distribuite sull’intera Penisola, isole comprese. Tanto per semplificare, la Viterbese che sta nel Centro Italia sarebbe chiamata giocare in Toscana così come in Sicilia e come nel Veneto o in Lombardia. O, per dirla diversamente, non più tanti derby regionali ma formazioni distribuite a largo raggio, senza particolari vincoli geografici, in un vero campionato nazionale. E’ una ipotesi di cui si parla in questi giorni, una idea che per diventare regola deve essere illustrata, discussa ed approvata dagli organi che hanno titolo per farlo, con tutti i risvolti, i pesi e i contrappesi della politica sportiva. Staremo a vedere.

Come ci sarà da restare in attesa per verificare la fattibilità di un’altra idea che sembra sia stia facendo strada nelle stanze dei bottoni della Lega fiorentina. Quella di legare i contributi alle società all’impiego dei giovani, non solo alla loro presenza nella rosa delle rispettive squadre. Chi vuole ottenere i contributi deve insomma assicurare un minutaggio minimo (300 minuti ?) a partita di giocatori under. Trecento minuti che equivalgono a tre giocatori e mezzo sempre presenti nell’arco della partita. Un po’ la regola degli under in serie D ? In linea di massima sì, solo che in questo caso non c’è l’obbligo di far giocare i giovani pena la perdita a tavolino della gara, ma la società che vuole puntare solo su giocatori over può farlo liberamente, purché li abbia in rosa. Solo non riceverà i contributi previsti per la fattispecie. Anche questa, ripetiamo, è una idea di cui si parla e niente più. Per il momento.



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