ANNO 14 n° 111
''Tutti nel gruppo sapevamo di poter contare sulla disponibilità di armi''
Due le pistole nelle mani dei vertici del sodalizio, ''Servivano per spaventare le persone''

VITERBO - (b.b.) ''A che cosa serviva la pistola?''. La domanda del pubblico ministero è secca e diretta.

Così come la risposta del 33enne albanese Sokol Dervishi, divenuto a mesi di distanza dal maxi arresto per associazione di stampo mafioso, collaboratore di giustizia dal carcere di Nuoro, dove, prima del trasferimento a Paliano, in provincia di Frosinone, era recluso al 41 bis.

''A spaventare la gente e fare dei dispetti''.

''Tutti nel gruppo sapevamo di poter contare sulla disponibilità di armi''. Nello specifico, di due pistole, in mano ai presunti vertici del sodalizio, Giuseppe Trovato, 44 anni originario di Lamezia Terme e Ismail Rebeshi, 36 anni originario di Syzes Berat, in Albania.

Sarebbero state gli strumenti con cui il sodalizio, oltre ai pestaggi e alle auto incendiate, avrebbe intimidito e minacciato chiunque avesse ostacolato i propri piani: raggiungere il controllo del mercato dei Compro Oro da una parte e quello dello spaccio di droga in città dall’altra.

''Giuseppe Trovato la teneva sempre con sé – avrebbe spiegato il 33enne al pm Fabrizio Tucci – la teneva vicino ai negozi, la nascondeva, perché pensava che gli sarebbe potuta servire in qualsiasi momento: se gli avessero fatto un attentato o una rapina''.

Per difendersi, ma anche per attaccare e colpire. ''Voleva comandare il territorio, sottomettere le persone'' ha sottolineato Dervishi. ''In modo che tutti si rivolgessero a lui. A noi del sodalizio. Voleva addirittura sostituirsi allo Stato e alla Polizia per risolvere controversie e problemi. Gestire come gestiscono le forze dell’ordine, però in un altro modo. Con rispetto e onore''. Un atteggiamento tipico elle organizzazioni mafiose.

Tra gli episodi ripercorsi dal pentito 33enne, ora finito in isolamento, anche l’attentato ai danni di un imprenditore viterbese, titolare di un negozio Compro Oro: nella notte tra il 9 e il 10 settembre del 2018, contro la sua vetrina sarebbero stati esplosi dei colpi di pistola.

''So che sono andati Gabriele Laezza e Spartak Patozi. Mentre i sopralluoghi li abbiamo fatti io con Trovato. Ripeteva in continuazione che questi qua lo stavano rovinando e così lui avrebbe rovinato loro''.

Ai danni dell’imprenditore, il 44enne calabrese, ora detenuto nel carcere di Nuoro, avrebbe anche tentato di organizzare una rapina. ''Voleva prendere l’oro'', ''La stava organizzando con chi trovava disponibile del gruppo'', ha spiegato Dervishi. ''Tanto mandava gli altri, ma alla fine guadagnava sempre lui''.



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