ANNO 14 n° 111
Tre etti e mezzo di cocaina e una pistola
Folle inseguimento e il 23enne resta in carcere: ''Quell’arma non è mia''

VITERBO – Tre etti e mezzo di cocaina, divisi in 36 dosi e nascosti all’interno di un guanto in lattice ben sigillato. Ma non solo. Nell’auto con la quale si è dato alla fuga alla vista della pattuglia della polizia, anche una pistola con due caricatori e 24 proiettili.

Arrestato mercoledì scorso, dopo un rocambolesco inseguimento tra la sua Smart e due volanti della squadra mobile, il 23enne O.R. è stato ascoltato ieri dal gip Savina Poli: il ragazzo ha risposto a tutte le domande e, una volta convalidato l’arresto, è stato tradotto in carcere.

Il giudice, infatti, dopo oltre un’ora e mezza di camera di consiglio, ha optato per una misura cautelare in cella, data la gravità del fatto e il pericolo di fuga. A pesare sul giovane, rappresentato e difeso dall’avvocato Franco Taurchini, le accuse di detenzione e spaccio di sostanza stupefacente, detenzione abusiva di armi e resistenza a pubblico ufficiale. Alla vista dell’Alt! degli uomini della pattuglia, infatti, O.R. avrebbe accelerato e proseguito la sua folle corsa a bordo di una Smart. Da qui, l’inseguimento per le principali vie della città e il successivo speronamento tra le auto. Da una parte le volanti della polizia, dall’altra quella del ragazzo. Finita, poi, contro un’aiuola.

Il 23enne allora, assieme ad un altro giovane ancora non identificato, si sarebbe dato alla fuga a piedi, cercando di raggiungere casa. Un appartamento in via San Crispino dove, pochi minuti dopo, i poliziotti sarebbero andati a prenderlo. Per arrestarlo.

Durante la perquisizione delle stanze, la sorpresa. Il ritrovamento di un’ingente quantità di denaro: 13 mila euro in contati che, secondo gli inquirenti sarebbe frutto dell’attività di spaccio.

Ben diversa la versione offerta da O.R., originario dell’Albania, secondo cui, quei soldi, non sarebbero altro che i guadagni derivanti dalla vendita di auto nel suo paese di nascita. Avrebbe negato, dunque, ogni responsabilità. Così come non avrebbe riconosciuto come propria la borsa contenente la pistola, di cui si sarebbe disfatto durante la fuga a piedi. Per questo l'avvocato Taurchini è intenzionato a chiedere al pm di Viterbo prima, eventualmente in seconda battuta al tribunale del riesame, una perizia sulla borsa che l'albanese non avrebbe riconosciuto come sua.




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