ANNO 14 n° 89
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Tarquinia, scoperta tomba inviolata
Al suo interno, ancora intatto, lo scheletro di un principe, gioielli e armi

TARQUINIA – (Ale.P) E’ rimasto chiuso per secoli, sigillato da una grande pietra, il sepolcro trovato nella necropoli della Doganaccia, il complesso archeologico che si trova a pochi chilometri da Tarquinia, dagli archeologi dell’Università di Torino e della Sovrintendenza per i Beni archeologici dell’Etruria meridionale.

Al suo interno gli archeologi hanno trovato lo scheletro di un principe vissuto 2700 anni fa, ancora adagiato sulla tomba di pietra, vasellame e un ariballo (un vaso che si utilizzava per contenere olii profumati) appeso a una parete. E ancora, nascosti in dei vasi, i sigilli appartenenti al principe, monili, una lancia, un giavellotto e probabilmente frammenti di un’armatura.

Un'incredibile scoperta che va ad aggiungersi a quella avvenuta un mese fa, quando il team degli archeologi trovò la più antica tomba dipinta nella necropoli dei Lucumoni etruschi: l'anticamera di una maestosa tomba a tumulo con i resti di un raro intonaco del VII secolo a.C. decorato con quelle che gli archeologi definirono ‘’le più antiche pitture etrusche mai ritrovate’’.

Gli scavi, coordinati dal professore di Etruscologia e antichità italiche all’università di Torino Alessandro Mandolesi, si inseriscono all'interno del progetto 'Via dei Principi', destinato alla valorizzazione turistico-culturale dei tumuli monumentali della necropoli tarquiniese.

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