ANNO 14 n° 89
''Sono stati necessari più incontri per delineare la sua personalità''
Prosegue la perizia su Stefano Pavani

VITERBO – Sono stati necessari diversi incontri per delineare la personalità psicologica di Stefano Pavani. L’ultimo proprio sabato scorso quando, in mattinata, la dottoressa Cristiana Morera, nominata dalla Procura, ha varcato la soglia del penitenziario di Mammagialla dove il 31enne è rinchiuso dallo scorso 22 maggio.

Principale indiziato per l’omicidio volontario di Daniele Barchi, assieme alla fidanzatina 25enne, per Pavani è stata disposta dal tribunale viterbese una maxi perizia sulla capacità di intendere e di volere. Una perizia che ricorda, seppur non si tratti della stessa cosa, un incidente probatorio, compiuto in contraddittorio alla presenza delle parti: l’esame sul 31enne servirà a cristallizzare il suo status psicologico negli attimi e nei giorni immediatamente successivi all’omicidio di Barchi. E soprattutto se sia compatibile con il regime carcerario, dopo che il tribunale del Riesame di Roma, ha rigettato il ricorso presentato dal suo legale Luca Paoletti.

''Dopo i primi giorni trascorsi in infermeria, sorvegliato 24 ore su 24, Pavani è stato trasferito in cella assieme ad un altro detenuto – spiega – ciò significa che non si tratta di un soggetto socialmente pericoloso''. Nonostante una prima, iniziale nota del carcere evidenziasse ''uno stato patologico particolare'', sembrerebbe, quindi, non esserci alcun pericolo per la sicurezza delle persone che entrano in contatto con lui.

Per i risultati della perizia bisognerà attendere ancora qualche settimana: ''Prima di agosto, comunque – commenta l’avvocato Paoletti – sarà sulle nostre scrivanie. A quel punto decideremo cosa fare''.

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