ANNO 14 n° 88
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''Siamo assediati dai lupi, non ce la facciamo più''
Allevatori negli uffici regionali: ''Siamo stati lasciati soli''

Monica Di Lecce

VITERBO - L’ultimo assalto, uno di loro, lo ha subìto due settimane fa quando gli sono stati sbranati 18 agnelli; un altro, tre notti fa, a 20 metri dalla finestra della camera da letto, ha perso 10 pecore. E’ un bollettino di guerra quello che snocciolano dagli allevatori della zona dell’Alto Lazio che da anni devono fare i conti con i lupi e con i danni che producono. Questa mattina una delegazione di una quindicina di persone si è presentata a Viterbo nella sede del dipartimento agricoltura della Regione Lazio, in viale Romiti. Allevatori che sono giunti da Castiglione in Teverina, Bagnoregio, Lubriano.

Alcuni di loro hanno portato come prova delle loro denunce alcuni capi di bestiame sbranati dai lupi. Un gruppetto è salito nello stabile, ricevuto dal dirigente del settore. Sebbene il lupo sia una specie che non può essere abbattuta, gli allevatori hanno chiesto che gli esemplari presenti nelle loro zone siano portati altrove. Hanno sollecitato anche la Regione al risarcimento dei danni.

“Siamo esasperati – dice Luciano Brachino – è dal 2005 che va avanti questa storia. Prima gli assalti erano limitati, poi nel corso degli anni sempre più frequenti. Diverse volte è intervenuta la Forestale e ha fatto le denunce alle istituzioni, ma non è cambiato nulla. Siamo stati dimenticati e abbandonati al nostro problema. Un problema che è economico, non di poco conto, ma anche di sicurezza”.

Dal punto di vista economico gli allevatori sottolineano che oltre alla perdita degli ovini, devono sostenere anche i costi del loro smaltimento, circa 40 euro a capo.

''Per proteggerci dai lupi - continua Luciano Brachino – abbiamo dovuto adottare una serie di accorgimenti e delle misure particolari come i recenti antilupo, abbiamo innalzato le reti, ma gli attacchi si registrano ogni notte e costituiscono anche un pericolo per l’incolumità delle persone. A me hanno sbranato delle pecore a 30 metri da casa, a mio padre a 20 metri dalla finestra della camera da letto''.

''A nulla è servito proteggerci con le recinzioni alte un metro e 80 – racconta Ettore Paggio – i lupi sono passati anche lì. Considerando la perdita dei capi, il costo del loro smaltimento e della messa in sicurezza delle aziende, spendiamo mediamente sui 20-30 mila euro l’anno. E non abbiamo ricevuto ancora un euro di risarcimento''.

''Siamo stati lasciati soli – incalza Brachino – dalle istituzioni da un lato e dalle associazioni di categoria dall’altro. La situazione è critica: è difficile da sostenere anche economicamente. Se continua così le aziende rischiano di chiudere''.

''Siamo arrivati al paradosso – chiosa Paggio – che i lupi possono andare liberi al ''pascolo'' senza che nessuno lì controlli mentre noi siamo costretti a tenere chiuse le nostre greggi, e spesso non basta, per proteggerle''.

Intanto i titolari delle aziende oggi sono tornati a bussare un colpo il Regione. Per ora non si sa se questa loro iniziativa, dettata anche dall’esasperazione, abbia smosso qualcosa. Sta di certo che non si fermeranno qui.

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