ANNO 14 n° 111
''Salvare l'acqua pubblica ancora si può''
Luisa Ciambella: ''La Regione non può essere il capro espiatorio. Ora si assumano tutti le proprie responsabilità''

VITERBO - Accusata anche dalla sua parte politica di recitare su Talete il ruolo di Cassandra, Luisa Ciambella si è goduta martedì in consiglio comunale una rivincita personale. E' successo quando il sindaco, che per un anno intero aveva difeso a spada tratta la scelta di aumentare la tariffa dell’acqua, ha preso la parola definendo paranormale la situazione della Talete, tra bollette astronomiche e piani di ristrutturazione mai partiti. Arena è arrivato a parlare addirittura di una situazione folle.

Consigliere Ciambella, sarà stata soddisfatta?
''Soddisfatta no, visto lo stato in cui versa la società. Ma anche se la mia posizione può essere stata scomoda rispetto a certe dinamiche, posso almeno dire di aver avvertito tutti per tempo. In questi mesi ho predicato praticamente nel deserto, additata addirittura come una populista che voleva minare alle fondamenta la società del servizio idrico. Che gridavo allo scandalo solo perché bisogna pagare l’acqua, questo si diceva di me''.

Invece ora anche il sindaco pare darle ragione.
''Il sindaco ha spiegato che su Talete non condivide più una certa linea. Peccato però che lo faccia dopo aver votato come tanti altri sindaci l’aumento delle tariffe a dicembre dell’anno scorso. Adesso Arena gioca a trovare il capro espiatorio: la Regione, il fondo Arera. Invece doveva prendere in mano la situazione molto prima''.

L’aumento tariffario, ecco: a cosa è servito?
''A niente. Quell’operazione, anche per la buona fede di molti ma non di tutti, è stata votata in funzione di un finanziamento che anche i miei figli che frequentano le scuole elementari avrebbero potuto capire per ciò che in realtà era: un foglio di carta supportato dal nulla. E poi lo ha detto chiaramente anche il presidente Bossola in commissione: il finanziamento non arriverà mai perché non ci sono le condizioni per ottenerlo. E allora la domanda sorge spontanea: questi soldi cosa hanno contribuito a realizzare?''.

Intanto in questi giorni i viterbesi fanno la fila agli sportelli di via Romiti per contestare bollette salatissime.
''E’evidente che manchino risorse, mi sembra un po’ il modo da parte della Talete di raschiare il fondo del barile''.

Guardando indietro nel tempo, c’è stato un momento in cui la storia secondo lei avrebbe potuto seguire un altro percorso?
''Nel 2016 davanti a una ‘due diligence’ e a un progetto di ristrutturazione, il Parca, che poteva portare a una soluzione dei problemi di Talete, si è deciso di cacciare l’allora presidente Stefano Bonori e proseguire con una gestione che a oggi ha portato la società ai minimi storici. Le notizie che escono sulla stampa fotografano un clima da fine impero: il caso delle nuove assunzioni quando non si riuscivano neanche a pagare i dipendenti, i dubbi su alcune progressioni, la mancata trasparenza in alcuni atti…''.

Perché si interruppe bruscamente quel processo di recupero e ristrutturazione della società?
''E' quello che qualcuno ci deve ancora dire. Qualcuno ci deve spiegare cosa è successo nei successivi tre anni''.

La trasparenza: davanti a questioni molto più critiche, è veramente una questione prioritaria?
''Sono problemi seri, i sintomi di una malattia che da troppo tempo va avanti e che oggi è in una fase terminale. Non immaginiamo con l’esposto presentato ad Anac sulla trasparenza del sito Internet di riuscire a risolvere il problema. Ma ciò può servire a mettere in luce quel modus operandi per cui sembrava che dentro Talete tutto fosse possibile''.

Di recente, è diventato un caso anche l’acquisto di alcuni software gestionali per qualche centinaio di migliaio di euro.
''Nessuno sta mettendo in discussione che l’infrastruttura informativa vada ammodernata, ma vogliamo essere sicuri che la legge sia stata rispettata  e che tutto abbia funzionato per il meglio. Siamo fiduciosi che ci saranno consegnati questi atti''.

Il presidente Bossola dice che senza ricapitalizzazione il destino di Talete è segnato. Secondo lei cosa bisogna fare adesso?
''I sindaci devono assumersi le proprie responsabilità, capire che il servizio deve proseguire, mantenendolo pubblico. Non devono subire gli eventi, ma diventare protagonisti. Non basterà: si dovranno trovare poi modalità per accedere al credito, servono soldi. Ma l’importante ora è cambiare atteggiamento degli amministratori. Se ognuno si vuole prendere la propria responsabilità una soluzione si può ancora trovare prima che succeda l’irreparabile''.

Per concludere, su Talete rifarebbe tutto quello che ha fatto, usando gli stessi toni?
''C’è qualcuno che ha parlato dell’esistenza di un partito della Ciambella. Se il partito della Ciambella significa sostenere i diritti dei cittadini ad avere un servizio efficace e non mortificarli con quelle file interminabili e con quelle bollette pazze allora va bene, hanno ragione: esiste un partito che non è solo della Ciambella, ma che è a sostegno di quelli che non hanno voce. Chi fa politica dovrebbe fare questo, occuparsi del bene comune''.




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