ANNO 14 n° 116
Uno dei dipinti in mostra
Foto successiva
Natale viterbese,
''Sacro e Profano'',
oggi l'inaugurazione
Ventitrč dipinti tra XV e XVIII secolo

di Roberto Pomi

VITERBO - La mostra è nell’allestimento. Dovrebbe essere questa la vera novità di ''Sacro e profano'', almeno stando alle informazioni diffuse alla vigilia. Oggi pomeriggio alle 17 il taglio del nastro. L’elemento di novità di questa riproposizione di quadri di artisti viterbesi dal ‘400 al ‘700 dovrebbe giocarsi proprio sul modo in cui sarà presentata ai visitatori. Il tutto, curato da Andrea Alessi, punta a realizzare a Viterbo una mostra di stile europeo.

Si tratta di un percorso che coinvolge diversi luoghi della città, facendo tappa anche nella frazione di San Martino al Cimino. 23 dipinti tra Palazzo dei Priori, due chiese (San Silvestro e Gonfalone) e tre musei (civico, del Duomo e dell’Abate). Un viaggio alla scoperta del capoluogo della Tuscia, ammirando capolavori distanti tra loro, ma uniti da quel sottile filo degli opposti che da sempre ha ispirato pittori e artisti.

L’elemento su cui si sta creando maggiore aspettativa è però l’allestimento. Particolarmente curato quello di Palazzo dei Priori, dove è intervenuto l’architetto Stefano Labellarte. Un gioco di buio e di luce all’interno dell’edificio. I quadri sono collocati nella Cappella Palatina e nella Sala della Madonna. L’accesso è dalla scalinata interna al cortile. Si arriva e si viene accolti dal buio. Le finestre sono state infatti oscurate e gli unici elementi luminosi sono i quadri illuminati con luci al led (non scaldano e si evita così di rovinare le opere). Subito dopo la luce della sala regia, illuminata a festa. La visita può proseguire nel salone del consiglio comunale e nel corridoio-pinacoteca.

La chiesa di San Silvestro accoglie le 14 virtù profane, ciclo di affreschi trafugato anni fa da palazzo Spreca e recuperato con un’operazione abilmente condotta dalla Procura della Repubblica nel 2012. Qui l’allestimento è particolarmente suggestivo e affidato all’architetto Enzo Bentivoglio. Tutte le opere sono collocate a 5 metri d’altezza, la misura del loro posizionamento anche quando erano nello storico edificio viterbese. A sostenerle una struttura in tubi innocenti, un mix equilibrato tra antico e moderno che promette di stupire.

A Palazzo dei Priori, cappella Palatina, il sacro è rappresentato da l’Incredulità di San Tommaso di Salvator Rosa, trasferita temporaneamente dalla sede del Museo civico e da la Visitazione di Maria ad Elisabetta di Bartolomeo Cavarozzi. Il profano è invece rappresentato da Ercole e Onfale di Romanelli (sempre trasferita dal civico).

Nella chiesa di San Silvestro si possono scoprire le 14 virtù profane di Palazzo Spreca, mentre nel Museo del colle del Duomo si trova la Crocifissione di Cristo tra i dolenti, attribuita alla scuola michelangiolesca. E ancora: nella chiesa del Gonfalone merita attenzione lo Stendardo processionale, di Giovanni Francesco Romanelli, Battesimo di Cristo e Maria Santissima del Riscatto con San Bonaventura. C’è poi il Museo civico con la Flagellazione e la Pietà di Sebastiano del Piombo oltre alla morte di Santa Maria egiziaca di Marco Benefial e il Sacrificio di Polissena di Domenico Corvi. Infine, il Museo dell’Abate a San Martino dove è conservato lo splendido Stendardo di Mattia Preti con il Cristo Eucartistico e San Martino che dona il mantello al povero.

La mostra è in cartellone fino al 31 gennaio. Nel comitato scientifico anche l’ex soprintendente del polo museale romano Claudio Strinati, che ha anche firmato l’introduzione al catalogo. L’iniziativa è promossa dal Comune di Viterbo e patrocinata dalla Soprintendenza e dalla Diocesi.




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