ANNO 14 n° 116
Foto precedente
Foto successiva
Quelli che salvano Viterbo dagli allagamenti
Parla Roberto Tisbi, presidente del gruppo di protezione civile Tuscia Viterbo. La foto di lui con l'acqua sopra la cintura ha suscitato molta impressione

VITERBO - (sim.lup.) - L’immagine di lui o di altri volontari allo svincolo della Tangenziale Ovest con l’acqua alla vita e la giubba gialla della protezione civile è diventata il simbolo ormai dei disastri provocati dai forti temporali – o bombe d’acqua, come si chiamano oggi - che sempre più spesso si abbattono sul capoluogo. Come successo martedì, quando in pochi minuti sembrava essersi scatenato l’inferno. ''Non sono molto alto, diciamo 1,60. L’acqua in quel punto è arrivata anche a 1.10. Forse anche per questo le foto hanno suscitato un certo effetto'', scherza Roberto Tisbi. Che, anche fosse, difficilmente sarebbe annegato: “Indossiamo per questi interventi appositi dispositivi di sicurezza’’.

Cinquantaquattro anni, 29 dei quali trascorsi a lavorare in campagna, Tisbi è il presidente del gruppo volontari di protezione civile Tuscia Viterbo: 20 persone che dedicano il proprio tempo libero agli altri (quando non sono in prima linea contro le calamità naturali, svolgono attività sociali in centri sociali e per anziani).

Tisbi è l’uomo che quando la città finisce sott’acqua, armato di pazienza e di una piccozza va in giro, insieme agli altri volontari, ad aprire i chiusini. Un’operazione che serve per svuotare, come se si togliesse il tappo da una gigantesca vasca da bagno, laghi e torrenti che si formano lungo strade e sottopassaggi quando c’è un nubifragio a Viterbo. ''Due anni fa abbiamo avuto l’idea di segnarli con il colore giallo, i chiusini, così sono velocemente riconoscibili in qualsiasi condizione'', racconta.

Martedì lui e i suoi uomini erano mobilitati sin dalle prime ore del mattino a causa dell’allerta meteo diramata il giorno prima dalla Regione. ''Avevamo due squadre pronte: una composta di una ragazza e dal sottoscritto e un’altra, il cui intervento non si è reso necessario perché l’emergenza è presto rientrata. Passiamo in azione esclusivamente quando Regione o Comune ci attivano, così si dice tecnicamente. Ma quando vediamo certe condizioni meteo è la coscienza, prima ancora di una richiesta ufficiale, che ci spinge a chiamare il Comune, con il quale c’è un’ottima collaborazione, per capire se serve una mano. Non facciamo niente di testa nostra, sia chiaro. I nostri interventi sono sempre coordinati dalla polizia municipale o in caso d’incendi dai vigili del fuoco, con i quali da pochi giorni abbiamo concluso la campagna anti incendi boschivi''.

Il punto sotto la tangenziale, di fronte al Todis, è uno di quelli che si allaga più spesso: ''Poi ci sono la Teverina, Porta San Pietro (la volta precedente lì abbiamo salvato due ragazzi bloccati dentro una macchina), la Cassia dopo il cimitero, la rampa del raccordino che sale sulla Teverina''. Tisbi li recita a memoria come i nodi di un rosario. ''Ma non è vero - puntualizza - che questi allagamenti avvengono a causa della cattiva manutenzione. I tombini sono puliti. Quando si verificano queste piogge torrenziali, non c’è nulla che si può fare: alla Tangenziale arrivano detriti da tutte le parti, dalla collina con le villette lì davanti, dalla rampa, dall’Ipercoop. Appena ho sollevato il tombino, l’acqua è defluita velocemente. Si è formato un vortice, perché dentro è pulito, altrimenti l’acqua non sarebbe defluita in quella maniera. Semmai dovremmo fare noi, come cittadini, autocritica: sempre più spesso aprendo i chiusini troviamo rifiuti di ogni genere''.

La sua immagine a mollo, con l’acqua oltre la cintura, ha impressionato molta gente sui social: ''E’ vero. Ogni volta faccio un bel bagno – scherza ancora Tibisi - ma anche una bella lampada quando c’è da intervenire per un incendio, o godo di una bella rinfrescata, come quest’inverno, quando invece siamo dovuti intervenire per l’emergenza neve''.

''Chi ce lo fa fare? Il desiderio di aiutare il prossimo. Esperienze come quella vissuta ad Amatrice, dove ci siamo recati subito dopo il terremoto per portare 16 quintali di bottiglie d’acqua grazie alla donazione di due aziende viterbesi, aiutano a capire che anche gesti semplici, come una pacca su una spalla, possano essere di enorme aiuto e infondere coraggio a chi si trova in un momento difficoltà”.




Facebook Twitter Rss