ANNO 14 n° 110
Il Bulicame
Pozzo San Valentino, dita incrociate
Ultimati i lavori, serve qualche giorno per verificare la tenuta dell'acquifero

di Roberto Pomi

VITERBO - Lavori ultimati sul pozzo San Valentino. L’operazione, pianificata dai geologi Roberto Troncarelli (presidente dei geologi della Regione Lazio) e Giuseppe Pagano (direttore della miniera del Bulicame) si è conclusa ieri mattina intorno alle 10. Ora bisogna attendere i risultati, con le dita incrociate.

Non è infatti così scontato che l’intervento, messo in essere per chiudere la falla apertasi durante i lavori di ripulitura dello scorso 25 novembre, centri il risultato sperato. In poche parole non è certo che l’acqua torni ai livelli di sfioro, quelli utili per tornare a riempire le vasche del parco termale del Bulicame.

Già nella tarda mattinata di lunedì il livello del prezioso liquido all’interno della Callara è tornato a salire, ma è praticamente impossibile fare delle previsioni precise. La reazione dell’acquifero termale infatti è ipotizzabile, ma non calcolabile al millimetro. Nel caso l’intervento non dovesse sistemare la situazione, con cui il termalismo cittadino convive da circa quattro mesi, si aprirebbe una bella problematica. In effetti il Bulicame è il simbolo di quel patrimonio pubblico che rappresentano le terme di Viterbo.

Senza contare che la situazione venutasi a creare ha generato problemi alle Terme dei Papi, alle prese con l’apertura della stagione dei fanghi, e alle Terme Salus, dal punto di vista dell’acqua a disposizione per il funzionamento della struttura. Gli esperti ritengono che un quadro chiaro della situazione non è possibile prima di tre-quattro giorni. Bisogna vedere se l’intervento sul pozzo San Valentino andrà a determinare un pieno ritorno della portata della ''callara'' ai livelli di novembre e se l’acquifero riuscirà a mantenere stabile la situazione.

All'interno del pozzo sono stati calati grossi quantitativi di basaltina triturata e sabbia quarzosa che, secondo i geologi che hanno curato il progetto, dovrebbero turare la falla.

Quanto accaduto accende i riflettori sulla fragilità di tutto il sistema termale locale e sulla necessità di una presenza più forte del Comune di Viterbo.

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