ANNO 14 n° 111
''Piscina comunale, altro esempio di bene pubblico in pasto al privato''

Riceviamo e pubblichiamo da Paola Celletti

VITERBO - Così come il servizio dei rifiuti e in parte quello dell’acqua, la piscina comunale è un altro esempio di bene pubblico dato in pasto ai privati e abbandonato senza alcun controllo da parte del Comune.

Il risultato di questa operazione che vede al centro la Società privata - titolare della gestione - , è oggi la piscina chiusa , il servizio pubblico interrotto con centinaia di persone che hanno già pagato l’abbonamento, le strutture lasciate all’incuria e non sempre a norma , ingenti debiti verso i fornitori , stipendi dei dipendenti arretrati, e, come si legge, un debito di circa 200.000 da parte della Società nei confronti del Comune per canoni mensili non pagati.

Per non parlare delle attività commerciali ospitate dalla struttura che hanno subito gravi danni e rischiano la chiusura definitiva.

Non è un mistero che la società navigasse in brutte acque, è passato poco tempo infatti da quando la piscina è rimasta chiusa per giorni, sempre per problemi di questo tipo ed era noto già dalla precedente amministrazione che i dipendenti prendessero lo stipendio a singhiozzo.

Sia giunte di centro destra che giunte di centro sinistra sono coinvolte nel medesimo copione: quello che ha visto un Comune appaltare la gestione dei servizi pubblici ad aziende private su cui non si esercita più alcun controllo. Vale in fondo per la piscina Larus la medesima logica di “Viterbo Ambiente” e in parte di “Talete” (che certo è una partecipata, ma è gestita in modo privatistico).

La piscina comunale dovrebbe essere un po’ come la raccolta dei rifiuti o l’acqua pubblica: dove la posta in gioco è la garanzia dei diritti dei cittadini e anche qui non può esservi spazio per la logica dei profitti, giacché le due cose sono incompatibili.

Ora in Consiglio si parla di affidamento ponte alla Federnuoto in attesa del nuovo bando e si parla anche della richiesta della Fin di un impegno economico da parte del Comune (da 50mila euro). Soldi che dovrebbero servire a pagare le utenze.

Non si ritiene accettabile che siano sempre i cittadini a dover pagare i debiti altrui , è urgente fare ora chiarezza sulle responsabilità e procedere in condizione di massima trasparenza.

E’ chiara dimostrazione ancora una volta che occorre abbandonare il modello della privatizzazione dei servizi e tornare alla gestione diretta dei Beni Comuni, unica garanzia per un controllo vigile e partecipato.

 




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