ANNO 14 n° 88
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Pirozzi: ''Riporterò la Viterbese ai vecchi fasti''
Il tecnico Pirozzi: ''Dobbiamo ripagare la fiducia di una società importante''

di Domenico Savino

VITERBO – Vuole riprendere da dove ha interrotto sei anni fa. In fondo Viterbo gli è rimasta nel cuore e allenare nella Tuscia, seppur in Eccellenza, ha sempre un fascino particolare. Camilli ha chiamato Sergio Pirozzi per affidargli la tolda di comando della fuoriserie che ha costruito in estate. E il tecnico di Amatrice ha accettato la sfida ed eseguirà il compito a modo suo: con la grande umiltà che lo contraddistingue e con la profonda conoscenza del calcio e di quello che gira intorno al pallone. Si siede su una panchina che fa gola a tanti e, forse per questo ha scelto il fischietto rosso contro l’invidia che gli ha regalato un tifoso come portafortuna.

Le prime parole sono eloquenti del modo di agire di Sergio Pirozzi: “Arrivo con una grande responsabilità quella di riuscire a coniugare le grandi capacità tecniche di questa squadra con il gioco e i risultati in un campionato molto equilibrato. Dobbiamo essere bravi a calarci subito nella realtà di un torneo che è molto difficile, ogni squadra ha tre o quattro giocatori importanti e contro di noi sarà la partita della vita. Poi c’è l’incognita dei tanti derby in provincia di Viterbo, noi siamo la squadra da battere e chi giocherà con noi vorrà sempre riscattare una stagione”.

Pirozzi indica la sua missione: “Formare una identità e uno spirito di squadra per riportare ai vecchi fasti la Viterbese. E questo è possibile grazie ad una società forte che da questa parti non si vede dai tempi di Gaucci”.

La forze è nell’organico, ma anche e soprattutto nella società: “Abbiamo dietro una proprietà importante che vuole fare bene e noi dobbiamo ripagare la fiducia che hanno in noi – dice Pirozzi -. L’importante è avere sempre l’atteggiamento giusto e con questa dirigenza è facile”. Il prossimo avversario si chiama Fregene, sulla carta l’ultima in classifica: “E proprio queste sono le partite più difficili – ammonisce -, quelle che nascondono tante insidie: noi dobbiamo entrare in campo con l’attenzione e le motivazioni adeguate sapendo che ogni domenica tutti ci aspettano per farci il trabocchetto. Il modulo? Lo decido in base ai giocatori, anche perché in ogni gara ci sono variabili che non possiamo prevedere come successo ad esempio domenica un tiro, una svirgolata e tutto cambia all’improvviso. Paradossalmente la sfida più facile sarà quella con il Rieti del 22 dicembre”. Rieti, appunto: impossibile non fare riferimento alla grande antagonista della Viterbese: “Sono stato cercato a giugno, ho avuto un colloquio con il patron poi non se ne è fatto nulla. Adesso sono l’allenatore della Viterbese e penso a fare bene qui”.

La serietà e l’umiltà si misurano anche dall’approccio a una realtà che sta imparando a ri-conoscere: “Prendo il posto di un tecnico bravo e che stimo, ma non voglio entrare nelle decisioni della società. Mi metto in gioco anche io, sono tanti anni che non alleno in Eccellenza, ma credo che questa sia una delle poche realtà serie che ci sono nel Lazio. Mi siedo si una panchina ambita da tanti allenatori con un passato migliore del mio. Il mio passato, però, non conta, conta solo quello che faremo da oggi (ieri per chi legge, n.d.r.) fino alla fine del campionato”.



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