ANNO 14 n° 111
''Per la perquisizione al Colosseo, c'era
il mandato della procura di Milano''
Parlano i finanzieri accusati dall'imprenditore Piero Ferri di aver compiuto un sopralluogo senza autorizzazione: il 64enne a processo per calunnia

VITERBO – Secondo l’imprenditore 64enne Piero Ferri, titolare della ditta edile Polo Nord Costruzioni, nel dicembre del 2014, quattro finanzieri avrebbero perquisito il cantiere del Colosseo del Riello, senza alcuna formale autorizzazione. Avrebbero, cioè, tolto i sigilli in maniera del tutto illegale. E avrebbero prelevato dei documenti senza averne il diritto. Certo che dietro quest’azione si nascondesse una perquisizione illegale e un furto di documentazione, li denunciò: archiviata ogni accusa a loro carico, ora l’imprenditore è a processo per calunnia di fronte al tribunale viterbese.

Una controdenuncia, a firma dei quattro uomini della Guardia di Finanza, che lo ha trasformato da presunta vittima a imputato.

Ieri mattina, in aula, sono stati ascoltati due dei finanzieri che durante la giornata del 23 dicembre di cinque anni fa entrarono all’interno del cantiere del grande palazzo, ad oggi ancora incompiuto, che avrebbe dovuto ospitare un centro direzionale poco distante dal tribunale di Viterbo.

''Avevamo un mandato della procura di Milano per cercare dentro il cantiere o alla sede legale della società Polo Nord un fattura di 4 milioni di euro – ha spiegato in aula uno dei marescialli – abbiamo cercato per ore di contattare Ferri e di metterlo a conoscenza della perquisizione. Siamo andati a casa sua, ma la moglie ci ha detto che non sarebbe tornato per pranzo. Siamo andati dal suo ragioniere contabile e neanche lui è riuscito a rintracciarlo. Solo dopo le 12, lo abbiamo sentito per telefono: gli abbiamo riferito dell’imminente perquisizione. Poteva venire di persona o mandare un legale di fiducia''.

Stando a quanto ricostruito dai finanzieri, dopo minuti di attesa, non sarebbe arrivato nessuno, e così, con l’ordine del capitano della compagnia avrebbero abbattuto i sigilli.

''Siamo entrati e abbiamo perquisito l’intero cantiere: non abbiamo trovato la fattura da 4 milioni di euro, ma altri documenti che abbiamo ritenuto sospetti. E così, su iniziativa personale li abbiamo sequestrati''.

Secondo le fiamme gialle sarebbero stati la prova di una volontà di distruzione o occultamente di documentazione fiscale.

''Dopo settimane abbiamo saputo della denuncia a nostro carico - conclude – ma abbiamo agito con professionalità e coscienza''.




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