ANNO 14 n° 88
Pavani, scena muta davanti al Gip
L'uomo si avvale della facoltà di non rispondere, si attende la convalida del fermo

VITERBO – Stefano Pavani fa scena muta davanti al Gip. Il 31enne, in carcere dallo scorso 22 maggio, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Così come nella notte di martedì, quando, fermato a seguito del ritrovamento del cadavere di Daniele Barchi, per ore non ha aperto bocca nelle stanze protette della Questura.

Pavani, il principale indiziato per la morte del 42enne, è comparso questa mattina davanti al giudice per le indagini preliminari, affiancato dal suo legale, l'avvocato Luca Paoletti. Per lui un'udienza a porte super blindate che si è conclusa poco dopo le 10.

Nessun provvedimento ancora per quanto riguarda la condavlida del fermo, richiesto dalla Procura, e una possibile scarcerazione. Data la ''parziale incapacità di intendere e di volere'', Pavani, infatti, potrebbe non essere compatibile con il regime carcerario e quindi, nel caso in cui il giudice decida di confermare la misura cautelare, trasferito in strutture specialistiche. Ma l'ultima parola spetterà al gip Rita Cialoni.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe massacrato di botte il 42enne Barchi fino ad ucciderlo. Sul cadavere, ritrovato livido e supino all’interno di un monolocale in via Fontanella del Suffragio ci sarebbero chiari segni colluttazione e ferite inferte con delle lame. Forse un coltello. Ma che non sarebbero comunque compatibili con la morte.

A causarla sarebbero state piuttosto la violenza e la ferocia dell’aggressore, scagliatosi contro la vittima con forza. Come testimonia il volto completamente tumefatto.

Sarà l'autopsia a far luce sulle cause della morte di Barchi: lunedì mattina, dopo l'affidamento dell’incarico al medico legale, verrà svolto l’esame.

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