ANNO 14 n° 111
''Non ci spaventiamo, la lotta per i diritti dei braccianti prosegue''
I sindacalisti della Flai Cgil e un giornalista aggrediti a Castel d'Asso

VITERBO - ''Una vera e propria aggressione, un’intimidazione in piena regola, con toni e atteggiamenti minacciosi, sia nei nostri confronti che nei confronti del giornalista di Tusciaweb Daniele Camilli. Questo è successo ieri sera. Nelle campagne di Castel d’Asso. Questo succede a Viterbo quando si difendono i diritti dei lavoratori, i diritti dei braccianti agricoli, la libertà di stampa''. Marco Nati e Massimiliano Venanzi sono due sindacalisti della Cgil di Viterbo. Il primo è segretario generale, il secondo segretario organizzativo. Entrambi della Flai, la Federazione lavoratori agroindustria.

''Ieri sera – spiegano Nati e Venanzi – avevamo organizzato un volantinaggio direttamente nelle campagne di Castel d’Asso, a ridosso delle grandi proprietà terriere. Per informare i braccianti dei loro diritti, nello specifico del diritto alla disoccupazione agricola. Nelle campagne viterbesi ci sono soprattutto lavoratori migranti, che la sera tornano a casa, al buio, con le biciclette. Spesso senza fari e senza alcun segno di riconoscimento. Con il rischio costante di essere investiti''.

Tant’è vero che l’idea della Flai Cgil era quella ''di dare i volantini e assieme ad essi – spiegano Nati e Venanzi – anche scalda colli, giubbini catarinfrangenti, cappelli e guanti. Informazione, ma anche solidarietà con chi ogni giorno si fa 10 ore di lavoro. E per andare e tornare dal lavoro, due ore di bicicletta''.

A un certo punto i fatti. ''Abbiamo iniziato il volantinaggio – raccontano Nati e Venanzi –. Con noi c’erano anche due agenti della Digos, avvertita qualche giorno prima dell’iniziativa. A un certo punto arrivano tre macchine da cui scendono diverse persone che ci aggrediscono subito verbalmente, cogliendo di sorpresa anche la Polizia. Dicendoci con atteggiamenti minacciosi, e senza neanche qualificarsi e dire chi fossero, che ce ne saremmo dovuti andare, perché stavamo su una proprietà privata''.

Siamo in strada Montarone, nelle campagne di Castel d’Asso a Viterbo. Il posto dove si fermano i sindacalisti della Cgil e il giornalista Daniele Camilli non è recintato, né tantomeno segnalato. ''Non solo – aggiungono Nati e Venanzi – ma per esserci proprietà dev’esserci anche un proprietario. Le persone che ci hanno costretto ad andarsene invece non si sono qualificate con nessuno. Rifiutando di dire chi fossero, chiedendo invece chi fossimo noi. Appena il giornalista ha detto il suo nome, come dimostra il video di Tusciaweb, lì si sono scatenati insultandolo per i suoi reportage sulla condizione bracciantile nella Tuscia e avvicinandosi pericolosamente sia a lui che a noi. Ripetendoci in continuazione che dovevamo andare a lavorare… e smetterla di giocare con le bandiere''.

''Il grave episodio di ieri – concludono Nati e Venanzi – è la testimonianza di un problema serio nelle campagne viterbesi. Come se da quelle parti la sovranità dello Stato, i diritti dei lavoratori e il diritto a una libera informazione fossero sospesi. Oppure alla mercé di qualcuno che decide come e quando devono essere applicati. Quella di ieri è stata una spedizione contro il sindacato e il giornalista Camilli. Ma se pensano di farci paura, si sbagliano di grosso. Continueremo la nostra lotta, accanto ai lavoratori, ai braccianti. E sono saranno certi questi personaggi a impedircelo''.




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