ANNO 14 n° 88
''Nocciole, sì a confronto costruttivo ed equilibri condivisi''
Interviene il presidente del Gal Etrusco Cimino Petronio Coretti

Da Petronio Coretti* riceviamo e pubblichiamo.

VITERBO - Il recente intervento di Famiano Crucianelli, presidente Bio-distretto Via Amerina e delle Forre, mi offre lo spunto per alcune riflessioni sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari in agricoltura, in particolare nella corilicoltura del comprensorio dei Monti Cimini. Vorrei contribuire a un confronto costruttivo, finalizzato all'individuazione di ipotesi di lavoro ed equilibri condivisi. Gran parte del comprensorio della nocciolicoltura coincide con quello dei Gal Etrusco Cimino e Falisco e Via Amerina, nonché del Bio-distretto.

È ipotizzabile un ruolo dei due Gal in questa vicenda? Le loro strategie possono contribuire ad affrontare i temi di sviluppo sostenibile, tutela ambientale, sicurezza alimentare e salute dei cittadini? Questo tenendo in considerazione il fatto che è in corso la raccolta delle domande di contributo per gli investimenti delle imprese agricole, di trasformazione e agrituristiche di entrambi i Gal (in particolare la misura 6.4.1 per la diversificazione dell'attività agricola finanzia le imprese che vogliono investire nella trasformazione dei prodotti agricoli).

Sono del parere che il corretto uso dei prodotti fitosanitari in agricoltura non possa essere circoscritto ai dodici Comuni del Bio-distretto né regolamentato solo dalle ordinanze dei sindaci. Per un confronto democratico bisogna dare voce e ascolto a tutti: cittadini, associazioni, produttori, Comuni, Riserva Naturale Lago di Vico, Comunità Montana dei Cimini, Provincia di Viterbo, tavolo Prefettura, Regione Lazio. Del resto, una volta approvata la versione definitiva del Pan per l'uso sostenibile dei fitosanitari, la Regione Lazio dovrà a sua volta approvare le Linee guida regionali attuative del nuovo Pan valido dal 2020 in poi, da cui trarre le indicazioni per l'approvazione dei regolamenti comunali.

Nel caso del comprensorio dei Cimini e della corilicoltura, a mio parere, si potrebbe proporre un regolamento intercomunale dell'area, approvato da ogni singolo Comune, così da coordinare le ordinanze ed evitare un quadro normativo confuso.

Un maggiore sviluppo dell'agricoltura biologica è una delle ipotesi di lavoro per affrontare il problema della sostenibilità ambientale delle produzioni corilicole. È necessario, però, verificare quanto questa ipotesi sia praticabile, in termini di risorse, nell'attuale Psr della Regione Lazio 2014/20 e soprattutto nella nuova programmazione oltre il 2020. Un'altra ipotesi può essere l'agricoltura integrata, possibile sia nei Psr che nei programmi operativi delle organizzazioni di produttori.

Sostenibilità ambientale e biodiversità, qualità e sicurezza delle produzioni agroalimentari non sono incompatibili con un aumento delle superfici coltivate e della quantità di nocciole prodotte nel comprensorio dei Monti Cimini e nell'intera Provincia di Viterbo. È necessario un equilibrio complessivo del sistema territoriale: ambientale, agricolo, industriale. Per quale ragione dobbiamo limitare lo sviluppo della produzione corilicola italiana, già deficitaria e minacciata dall'importazione di nocciole dalla Turchia? La filiera della corilicoltura viterbese è ben strutturata. Più nella parte agricola, meno in quella della trasformazione artigianale e piccolo-industriale. La presenza della Ferrero nel nostro territorio è un'opportunità per lo sviluppo della trasformazione in loco delle nocciole, così come è avvenuto per altri territori in Italia. È inoltre una maggiore garanzia di legalità della filiera.

In conclusione richiamo l'attenzione su tre temi: il ruolo di Gal, Bio-distretto, Comunità montana; il nuovo Pan e linee guida regionali per un regolamento intercomunale; risorse disponibili nel nuovo Psr e nella Ocm Ortofrutta per l'agricoltura biologica e integrata. Discutiamo democraticamente di questi temi, nel rispetto di tutte le diverse opinioni. Comprese quelle degli agricoltori che praticano l'agricoltura convenzionale e che vogliono continuare a farlo, nel rispetto della legge. L'adesione al regime biologico o integrato è una libera scelta imprenditoriale. Non può essere un obbligo. Per scelte diverse occorrono consapevolezza e consenso. Costruiamoli insieme.

*presidente Gal Etrusco Cimino




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