ANNO 14 n° 110
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Nocciole, calano la quantità e il prezzo
A causa della siccità e della produzione record della Turchia (66 milioni di quintali)

VITERBO - Secondo stime concordanti, oscillerà tra i 260 e 300mila quintali il raccolto 2012 delle nocciole in provincia di Viterbo. Dai 150 ai 190mila quintali in meno rispetto all’anno scorso, una stagione eccezionale per quantità, qualità e prezzo. La produzione 2011, infatti, sfiorò i 450mila quintali; la resa fu di 470-480 grammi di frutto ogni chilogrammo di nocciole in guscio; il prezzo medio, al netto delle oscillazioni di mercato, si attestò intorno ai 270 euro al quintale. A determinare l’annata boom, contribuì anche il pessimo raccolto della Turchia, la principale produttrice di nocciole al mondo.

A spingere l’imminente stagione verso il basso, secondo il parere unanime degli addetti ai lavori, è stata soprattutto la siccità, che non ha risparmiato nessuno dei circa 17mila ettari di noccioleti della Tuscia, tanto meno l’epicentro della produzione: Capranica, Caprarola, Sutri, Ronciglione, Carbognano, né le zone periferiche, come Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano e Canepina, dove la nocciolicoltura, soprattutto per l’impossibilità di meccanizzare le aziende a causa dell’orografia dei terreni, è stata soppiantata dai castagneti da frutto.

C’è poi da tener conto che, al contrario dell’anno scorso, la Turchia produrrà qualcosa come 66 milioni di quintali di nocciole, con i quali invaderà il mercato mondiale a un prezzo storicamente più basso, che si ripercuoterà inevitabilmente su quello praticato in Italia.

Il combinato disposto dell’andamento della stagione e dell’invasione dei mercati dall’enorme mole di prodotto turco, sempre secondo le previsioni, dovrebbe attestare il prezzo medio intorno ai 170 euro al quintale, anche se qualcuno ritiene che possa essere ancora più basso. Una perdita secca di circa 100 euro il quintale rispetto all’anno precedente.

La coltura della nocciola in provincia di Viterbo occupa il 14% della superficie agricola. La produzione media è di 40mila tonnellate, pari al 5% di quella mondiale. Tra le sei province italiane in cui la nocciolicoltura è più diffusa (Cuneo, Viterbo, Roma, Avellino e Napoli, Messina), la Tuscia si pone di gran lunga al primo posto e da sola rappresenta oltre il 30% dell'intera produzione nazionale. Un primato conquistato con una vera e propria escalation: nel 1970, infatti, rappresentava soltanto l'11,6%.

La nocciola è la terza coltivazione della Tuscia, dopo il grano duro (41,4% della superficie agricola) e olivo (17,4%). La varietà coltivata è la “Tonda gentile romana”. I comuni coinvolti sono 30 e in 15 rappresenta la principale attività agricola. Le aziende sono più di 8mila, la stragrande maggioranza delle quali a conduzione familiare. Un ettaro di coltura, in una stagione media, produce circa 2 tonnellate di nocciole, che danno un reddito lordo intorno ai 5mila euro. Considerato che i costi di lavorazione oscillano, in base alla meccanicizzazione e alla ''comodità'' dei terreni, dai 2 ai 2500 euro, il reddito netto per i coltivatori va dai 2500 ai 3mila euro.

Il giro d’affari medio collegato alla nocciolicoltura oscilla tra i 35 e i 40 milioni di euro l’anno. Il reddito che ne deriva, quasi sempre “integrativo”, è stato il principale volano per lo sviluppo economico del territorio. Seconde e, spesso, terze case, mantenimento dei figli all’università, acquisti di auto, vacanze eccetera sono state e sono tuttora il derivato della produzione di nocciole (e di castagne).

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