ANNO 14 n° 89
''Niente privacy per i
lavoratori di Villa Rosa''
Arriva dai sindacati l'esposto alla direzione territoriale del lavoro

VITERBO - Riceviamo e pubblichiamo da Cgil, Cisl, Uil, Fials, Usb, Ugl, un esposto inviato alla direzione territoriale del lavoro di Viterbo relativo a problematiche inerenti la sicurezza dei lavoratori della clinica Villa Rosa di Viterbo:

La Direzione della Clinica Villa Rosa di Viterbo, ha ritenuto nonostante le ripetute proteste dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, di indicare sulle divise dei lavoratori (casacche, camici ecc) nome, cognome e qualifica tramite scritta indelebile, ponendo il serio problema dell’identificazione dei lavoratori medesimi, da parte di pazienti psichiatrici anche in regime di detenzione che a volte, hanno tutti i connotati di persone pericolose, capaci di atti di violenza o ritorsioni.

Di tale aspetto, si è anche occupato il Garante della Privacy, che ha sottolineato quanto dettato dalle linee guida, precisando che l’esposizione di ulteriori dati identificativi, nella fattispecie il cognome, debba essere limitato solo a casi particolari che hanno una motivazione giustificata tale da richiedere indispensabilmente l’esposizione del proprio cognome, proprio per evitare che un’applicazione della norma in modo generalizzato, impedisse una analisi specifica di singole categorie o situazioni dove i rischi per i lavoratori debbono essere tenuti nella giusta considerazione ''pertinenza e non eccedenza'' da parte del datore di lavoro.  A parere delle scriventi organizzazioni sindacali, nel caso di specie, il diritto alla riservatezza (art. 2 Cost.) è da ritenersi di pari rango costituzionale al diritto alla umanizzazione delle cure mediche (art. 32 Cost.). La sicurezza e la tutela fisica del personale dipendente ed indirettamente dei propri familiari, richiede perciò, una particolare ed adeguata protezione, evitando la superflua o ''eccedente'' esposizione del cognome, che sarebbe più che sufficiente indicare al massimo,con la sola lettera iniziale.

Si è ritenuto inoltre di approfondire l’esame del Decreto Legislativo n. 81/2008, che esclude che tale accorgimento sia un obbligo di legge, a meno che, ma non è questo il caso, non si tratti di lavoratori dipendenti di una ditta appaltatrice che svolga un contratto di appalto dentro un’altra azienda (Dlgs n. 81/08, art. 26 comma 8). Peraltro, l’esperienza di grandi aziende i cui dipendenti sono a contatto col pubblico (Trenitalia, Alitalia, Ospedali ecc.) conferma l’attenzione generale verso la tutela della privacy e della sicurezza dei lavoratori. Infatti in tali aziende, sulle divise è identificabile solo il nome del lavoratore (o della lavoratrice) ed eventualmente solo l’iniziale del cognome. In definitiva, pur concordando eventualmente circa l’individuazione della qualifica del lavoratore sulla divisa, si chiede, ai fini del completo rispetto dell’obbligo di tutela della sicurezza dei lavoratori previsto nell’art. 2087 del Codice Civile, oltre che dal Decreto legislativo n. 81/2008, di eliminare dalle divise il cognome dei lavoratori. Infine, si fa notare, che il protrarsi dell’attuale situazione comporterebbe, ad avviso delle sottoscritte, la violazione dei disposti del Decreto Legislativo n. 81/2008 in materia di individuazione, analisi e valutazione dei rischi, da riferirsi agli articoli 17, 18, 28 e 29 della medesima legge.

Si confida pertanto, nell’autorevole intervento della direzione territoriale del lavoro e si resta in attesa di conoscere i provvedimenti che verranno adottati nel rispetto della normativa vigente, a tutela dei lavoratori della Clinica Villa Rosa di Viterbo.

Cgil, Cisl, Uil, Fials, Usb, Ugl




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