ANNO 14 n° 89
Nascondono oltre mille dosi di cocaina
in casa, condannati a 10 anni di carcere
Nei guai una coppia di nigeriani, la droga in un trolley e tra i pannolini dei figli

FABRICA DI ROMA - Tra i pannolini dei figli e all’interno di un trolley avevano nascosto oltre mille dosi di cocaina in 43 ovuli già confezionati, per due giovani nigeriani residenti a Fabrica di Roma è arrivata la condanna. Pesantissima. Dieci anni di reclusione in totale e oltre 44mila euro di multa: su di loro le accuse di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti aggravate dall’ingente quantità di droga.

I due, un uomo e una donna - incensurati - erano stati fermati nel lontano 2012 durante un appostamento dei Carabinieri della compagnia di Ronciglione poco fuori il loro appartamento in compagnia della moglie di lui e dei due figli piccolissimi della coppia. Uno di due anni e l’altro di quattro.

È stato addosso ad A.R. all’epoca arrivata in Italia da appena due mesi come babysitter che gli uomini dell’Arma hanno rinvenuto i primi due ovuli di cocaina, nascosti all’interno del reggiseno. Poi i restanti 440 grammi all’interno dell’appartamento: occultati tra i pannolini dei piccoli e in una valigia all’interno della camera da letto dell’uomo, J.D..

Durissime le richieste di pena del pm Eliana Dolce, che per i due nigeriani aveva richiesto rispettivamente 6 anni e 6 anni e mezzo di reclusione oltre a 26mila euro di multa ciascuno.

A nulla sono valse le lacrime e i racconti della giovane donna, che all’indomani dell’arresto rimase per oltre quattro mesi in carcere: ''Sono venuta in Italia perché chiamata da D., la moglie di J.D.: dovevo occuparmi dei loro figli mentre erano a lavoro. Sono venuta come baby sitter, di fatto, abbandonando nel mio paese di origine mio marito e i miei tre figli. Non sapevo che spacciassero droga, all’interno dell’appartamento non ho mai visto movimenti sospetti - ha dichiarato - quando i carabinieri mi hanno fermato avevo appena finito di litigare con loro, volevano che ingoiassi gli ovuli di cocaina, mi sono rifiutata e mi hanno costretto a nasconderla nel reggiseno''.

Spaventata e del tutto incosciente di quello a cui sarebbe andata incontro, fu lei stessa a consegnare la droga ai carabinieri.

''E a collaborare con gli inquirenti - prosegue il suo avvocato Spaziani del foro di Roma - è stata l’unica ad essere presente a tutte le udienze e a rimanere in Italia, nonostante il processo, per sei anni affrontando la situazione, a testa alta. È una vittima, la classica convivente passiva che si è ritrovata all’interno di dinamiche sconosciute e che non ha saputo gestire''.

Per entrambi nessun accoglimento delle richieste delle difese, dopo poco più di mezz’ora di camera di consiglio del collegio presieduto dal giudice Gaetano Mautone, la lettura della sentenza: nessuna attenuante riconosciuta, la donna è stata condanna a 4 anni di reclusione e 18mila euro di multa, l’uomo a 6 anni e 26mila euro di multa.




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