ANNO 14 n° 110
Morbillo, focolaio epidemico nella Tuscia
Tre casi gravi dall'inizio dell'anno: l'invito a vaccinarsi

VITERBO - Morbillo, la Tuscia è nel mirino. E’ attivo un focolaio epidemico sul nostro territorio e si sono già registrati tre casi dall’inizio dell’anno in provincia. I pazienti, in tutti e tre i casi, sono stati ricoverati per evitare il rischio di complicanze peggiori. Un trend in crescita, come denunciato un paio di giorni fa dal ministero della Salute e che rischia un’escalation se non si tornerà alla vaccinazione di massa.

in Italia il numero di casi è aumentato del 230% in dieci anni per il sempre minore ricorso alla vaccinazione e anche per le tante bufale che circolano sui rischi legati alla vaccinazione stessa. Risultato: un’intera generazione di bambini non ha la protezione adeguata per affrontare malattie che si pensava ormai debellate e che invece stanno tornando d’attualità in Piemonte, Lombardia,

Toscana e Lazio. Per l'esattezza, il Ministero della Salute ha rilevato ben 238 casi soltanto nel mese di gennaio 2017, contro i 77 osservati nello stesso mese dello scorso anno. La maggior parte dei casi si è verificata in Piemonte, Lombardia, Lazio e Toscana.

La dottoressa Silvia Aquilani, responsabile del dipartimento prevenzione della Asl, ha affrontato proprio in questi giorni l’allarme morbillo, in occasione di un convegno medico a Firenze. Va detto che il morbillo, nonostante nell’immaginario collettivo faccia meno paura della meningite, è una malattia esantematica molto contagiosa e che rischia spesso di avere complicanze gravi in adulti, anziani e bambini sotto l’anno di vita. Sono possibili complicanze sia a livello polmonare che cerebrale. In questo momento, anche a Viterbo, è attivo un focolaio epidemico. Guardia alta, quindi nella Tuscia, e un pressante appello a vaccinarsi per evitare conseguenze peggiori e nuovi casi conclamati. In Italia nel 2015 hanno ricevuto entro i 24 mesi di vita almeno una dose di vaccino per il morbillo solo l'85,3% dei bambini, un numero di vaccinati molto lontano dal 95% necessario per proteggere la popolazione tutta e bloccare la circolazione del virus.




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