VITERBO – ''Mi chiamava in continuazione. Era arrivata a farlo anche due o tre volte al giorno. Ogni volta che la incontrava sul pianerottolo. O affacciata al balcone. Ogni volta che i loro sguardi si incrociavano ed era costretta a ricevere davanti a tutti insulti e minacce di ogni tipo''. A raccontare quelle telefonate ricevute tra il gennaio e il giugno del 2011 è un poliziotto, amico di T.R., che per mesi sarebbe stata vittima di stalking da parte della vicina di casa.
''Mi chiamava in lacrime, palesemente agitata e preoccupata. Aveva paura che quegli insulti e quelle parole si potessero trasformare in qualcosa di più. Insomma che quella donna potesse fare del male a lei e sua figlia''.
Rimasta vedova del marito pochi mesi prima, per T. l’incubo sarebbe iniziato nel gennaio del 2011: la vicina di casa in ogni momento del giorno e della notte le avrebbe dato fastidio. Sbattendo ripetutamente le imposte della finestra. Spostando pesanti mobili a qualsiasi ora. Urlando parolacce dal balcone e tirando oggetti, acqua e varecchina. Dandole della poco di buono e dell’assassina. Come aveva sottolineato lei stessa nell’udienza di marzo: ''Mi ha accusato di aver ucciso mio marito, per fare la bella vita con i suoi soldi''.
Ma non solo. Sarebbe arrivata anche a minacciarla: ''Ti butto giù dal balcone'' le avrebbe detto affacciata alla finestra della loro palazzina in piazza Dante, nel centro di Viterbo.
Per questo la donna, esasperata e convinta a vendere l’appartamento ricevuti in eredità dal marito, avrebbe deciso di fare denuncia. Oggi è parte civile nel processo a carico della vicina G.F. e in aula è rappresentata dall’avvocato Stefania Sensini.
Si tornerà in aula a dicembre.