ANNO 14 n° 89
Masse di San Sisto, Antiche Terme Romane sul piede di guerra
''Verificheremo che tutto avvenga nel rispetto della legge''

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo da Antiche Terme Romane S.r.l.:

Ancora una volta ci troviamo a dover replicare all’ennesimo annuncio sensazionalistico partorito dalla Free Time in merito all’annosa vicenda delle Masse di San Sisto. E, per l’ennesima volta, ci troviamo a dover fornire una visione dei fatti e delle circostanze che riteniamo più rispondente alla realtà e soprattutto al buon senso.

Ormai quasi non fa più notizia l’annuncio della chiusura delle Masse, a causa delle innumerevoli volte in cui è stato intonato il de profundis per il noto e apprezzato sito termale, annoverato anche recentemente dall’ANSA tra gli 8 migliori siti termali liberi d’Italia. Sono molti anni che viene dato per certo l’arrivo delle ruspe e, più recentemente, abbiamo assistito a interventi che dovevano essere definitivi e che invece si sono risolti in un nulla di fatto.

Sinora, l’unica interruzione subita dalla fonte termale delle Masse si è verificata quando la Free Time, in maniera abusiva e senza alcuna autorizzazione, ha emunto una quantità di acqua ben oltre il consentito, determinando un illegittimo prosciugamento temporaneo del pozzo.

Ma cerchiamo di fare chiarezza. Esiste un provvedimento cautelare, emesso dal giudice Dott. Federico Bonato ai sensi dell’art. 700 del c.p.c., che autorizza la Free Time ad eseguire dei lavori di chiusura/ricondizionamento del pozzo San Sisto. Riguardo a tale atto, peraltro, nutriamo ancora enormi dubbi di legittimità, visto che tali provvedimenti sono provvisori e dovrebbero essere emessi solo in presenza di un pericolo imminente ed irreparabile, del quale non ravvisiamo traccia.

Ma anche dando per acquisita, e non lo è, la regolarità del provvedimento, è ovvio che i lavori autorizzati dal giudice e affidati al custode dott. Giancarlo Bruti (subentrato al dott. Giuseppe Pagano, sostituito a seguito dell’evidente conflitto di interesse in quanto consulente della Free Time), debbano necessariamente seguire il normale iter amministrativo in base al tipo di opere da realizzare. E, quindi, devono ricevere tutte le autorizzazioni necessarie, circostanza questa peraltro garantita dallo stesso giudice in occasione dell’ultima udienza tenutasi presso il Tribunale di Viterbo.

Ma, da quanto emerge dai recenti articoli di stampa locale, il dott. Giancarlo Bruti sembrerebbe aver accolto una interpretazione normativa, suggeritagli direttamente dalla Free Time in circostanze a noi sconosciute, secondo la quale detti lavori non sarebbero soggetti ad autorizzazione della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio, nonostante il duplice vincolo gravante sull’area e nonostante la contiguità di reperti archeologici di primario valore, rispetto al luogo di esecuzione delle opere.

Naturalmente, non concordiamo affatto con questa interpretazione permissiva, né crediamo che un ausiliario del Giudice possa, per sua stessa ammissione, rimettersi alla volontà di una delle due parti in causa, essendo chiamato, proprio in virtù dell’incarico affidatogli, a svolgere un compito super partes e ad assumersi la responsabilità delle decisioni adottate.

Da parte nostra, pertanto, verificheremo che l’esecuzione del provvedimento, ove giuridicamente possibile, avvenga nel pieno rispetto della legge e dell’interesse pubblico – finora pretermesso – riservandoci peraltro di presentare ricorso avverso tutti gli atti connessi, qualora dovessimo ravvisare dubbi di legittimità.

Così come continueremo ad invocare l’applicazione della legge in merito alle piscine completamente abusive realizzate dalla Free Time sul proprio terreno, alla strada in corso di realizzazione, che attiene ad un Piano di Lottizzazione tuttora inesistente e che costituisce uno sfregio al paesaggio senza precedenti, e soprattutto alla compatibilità dell’uso di una preziosa risorsa come l’acqua termale in difformità al progetto faraonico inizialmente presentato dalla società.




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