ANNO 14 n° 89
Mafia a Viterbo, le difese pronte a chiedere la scarcerazione
Ieri gli ultimi due interrogatori di garanzia: scena muta degli indagati davanti al gip

VITERBO – (b.b.) Dopo il blitz e gli arresti di venerdì scorso, è tempo per il Riesame.

Sarebbero, infatti, pronte a ricorrere al tribunale della Libertà romano, le tredici persone finite in manette su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, perché accusate, a vario titolo, di aver messo in piedi un vero e proprio sodalizio mafioso per raggiungere la gestione di gran parte delle attività commerciali della città. Da negozi ''Compro Oro'' a locali notturni. Il tutto con minacce, violenza e intimidazioni verso chiunque si fosse messo sul loro cammino.

Gli arrestati, secondo l’inquietante quadro ricostruito dalla Procura e dagli inquirenti, avrebbero agito su commissione dei loro ''capi'', il 44enne Giuseppe Trovato e il 36enne Ismail Rebeshi. Uno con amicizie e conoscenze nella malavita calabrese, l’altro esperto conoscitore della criminalità albanese.

Ora per loro e per gli altri undici arrestati, si tenterà di percorrere la strada romana: in manette da cinque giorni, chiederanno la revoca e un alleggerimento della misura cautelare. Tanto i vertici dell’organizzazione, quanto i loro sodali, cui sarebbe spettato il compito di ‘’esecutori materiali delle intimidazioni, minacce e delle violenze’’ come si legge nelle oltre 700 pagine di ordinanza di arresto.

Ieri mattina, intanto, Manuel Pecci ed Emanuele Erasmi, a cui il Gip romano ha concesso i domiciliari, sono comparsi davanti al tribunale viterbese per gli interrogatori di garanzia: così come Giuseppe Trovato, Ismail Rebeshi, Spartak Patozi, Sokol Dervishi, Gazmir Gurguri, Gabriele Laezza, Fouzia Oufir, Martina Guardagno, Luigi Forieri, Shkelzen Patozi e ionel Pavel, hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.



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