ANNO 14 n° 110
L'avvocato Valentini durante il processo di primo grado
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Delitto Rizzello,
avvocato Valentini:
''Ottenuto il massimo''

VITERBO – ''Ora che la vicenda, almeno dal punto di vista giudiziario, è chiusa definitivamente, il mio pensiero va ai familiari di Marcella Rizzello, alla figlia, al marito, ai genitori. Penso a quanto hanno sofferto e al loro dolore che nessuna sentenza potrà lenire. In questi anni, sebbene su posizioni opposte, sono nati un rapporto umano e un reciproco rispetto''. Così l'avvocato Enrico Valentini, difensore di Giorgio De Vito, il 40enne napoletano che, nel 2010, massacrò con trenta coltellate Marcella Rizzello, sotto gli occhi della figlioletta Giada, all'epoca dei fatti di solo tredici mesi. La Corte Suprema di Cassazione, da pochi minuti, ha confermato la sentenza d'appello, condannando definitivamente De Vito a diciassette anni di reclusione. In primo grado, la Corte d'Assise di Viterbo, gli aveva inflitto l'ergastolo.

''Credo che più non si potesse ottenere – aggiunge Valentini commentando la sentenza -; diciassette anni per omicidio, considerate le prove inconfutabili trovate sul luogo del delitto, in primo luogo il dna di De Vito estratto da numerose macchie ematiche, sono dal punto di vista difensivo un buon risultato''.

La svolta c'era in effetti stata davanti alla Corte d'Appello, quando la condanna a vita inflitta a De Vito a Viterbo è stata ridotta a diciassette anni. ''E’ stato lì - sottolinea il legale - che siamo riusciti a far valere le nostre ragioni. Il ricorso in Cassazione – precisa – era finalizzato soprattutto a rispondere a un eventuale ricorso del procuratore generale contro una condanna molto più mite di quella che aveva chiesto, cioè la conferma dell'ergastolo''.

Tuttavia, Valentini esprime qualche rammarico: ''La Cassazione – rileva – ha ammesso tredici nostri motivi di ricorso. Ma non ha ritenuto necessaria una nuova perizia psichiatrica su De Vito che, a mio avviso, avrebbe potuto far emergere chiaramente le precarie condizioni psico-mentali del mio assistito. Inoltre, conclude – non ha ritenuto di sottoporre Mariola Michta a un nuovo interrogatorio. Non è stato così possibile chiarire il ruolo della donna nella vicenda e, soprattutto, perché si è autoaccusata di essere stata con De Vito in casa di Marcella Rizzello il giorno dell'omicidio per poi ritrattare e dimostrare che si trovava altrove. Ha forse coperto la presenza di una terza persona sul luogo del delitto? Io resto convinto che De Vito non abbia agito da solo. Le indagini, a mio avviso, non hanno approfondito questo aspetto''.

Alla domanda su cosa ne sarà ora del suo assistito, Valentini risponde: ''Sconterà la pena e speriamo che sia assistito in modo adeguato perché, ripeto, le sue condizioni psico-mentali vanno seguite e curate. Tra qualche anno potrebbe ottenere una misura alternativa alla carcerazione. Vedremo…''.

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