ANNO 14 n° 88
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La felicità immensa di Piero, gli occhi
lucidi di Federico e i gol di Vittorio
Il capolavoro della Viterbese campione d'Italia di serie D raccontato attraverso le emozioni dei protagonisti di una stagione indimentacabile

di Stefano Renzo

VITERBO–La Viterbese uber alles, quindi. E' la migliore di tutta la serie D, la Viterbese della famiglia Camilli, di Federico Nofri, di Vittorio Bernardo e di Samuele Neglia, ma anche di Stefano Scardala e di Riccardo Pandolfi, di Emilio Dierna e di Luca Belcastro, di Matias Cuffa, di Walter Alexis Invernizzi e indistintamente di tutti gli altri gialloblu. Questa Viterbese, compresi dirigenti, dipendenti e collaboratori, entra a pieno titolo nella storia del calcio di casa nostra dopo essere riuscita nell'impresa, difficile, di vincere in una sola stagione il campionato e lo scudetto di serie D.

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Piero Camilli, l'uomo della provvidenza o il mangiatore di allenatori, il ''Comandante'' o il ''Grande burbero'' che domenica sera sul campo di Viareggio era felice come può esserlo un bambino, comunque l'ineguagliabile e sempre coerente patron gialloblu, a campionato oramai aggiudicato, aveva lanciato la sua sfida alla squadra, al tecnico, anche ai tifosi ed alla città intera. ''Adesso vinciamo anche lo scudetto'', aveva tuonato speranzoso o forse consapevole e sicuro di toccare le corde giuste di chi magari avrebbe potuto mollare la presa dopo aver conquistato la serie C.

Una sfida prontamente raccolta da tutti gli interessati, per primo da Federico Nofri che – oggi possiamo rivelarlo – dopo aver violato il campo di Siracusa, in un anonimo pomeriggio di un giorno qualsiasi quasi sussurrò ''Tranquillo, lo scudetto lo vinciamo noi'' al cronista che oggi ancora si chiede se quella potesse essere stata una azzardata previsione o un convincimento fondato su solidi presupposti. Sta di fatto, che ieri l'altro, dopo aver alzato la coppa, incontrando quel cronista, il tecnico perugino, con gli occhi un po' lucidi, ha ammiccato un lapidario ''Te lo avevo detto''.

Già, Federico Nofri, una persona seria e, lo dicono i risultati, un bravo allenatore che al suo ottavo campionato in D, in varie piazze, ha vinto la sfida più difficile a Viterbo, dove in molti gli avevano previsto vita breve, dove è stato criticato anche a sproposito. Tra gli ultimi appunti che gli sono stati mossi, quello dell'abbondante turnover operato nella inutile gara con il Francavilla, un turnover che invece si è rivelato mossa tra le più azzeccate per poi vincere semifinale e finale; quello di non aver sostituito Cuffa - poi andato incontro all'ammonizione che gli è costata la finale - nell'intervallo della gara con il Bellinzago e, giusto domenica, di aver messo in campo un difensore in più, Pomante, sul finire della gara, quando c'era da tenere a bada un Piacenza disperato che aveva messo in campo quattro punte quattro.

Ha accettato tutte le critiche, forse senza curarsene, ha ingoiato qualche boccone amaro, in un paio di occasioni ha anche rischiato l'esonero, ma ha compattato il gruppo (''Una squadra fortissima e non solo per qualità tecniche, un gruppo eccezionale anche per certi valori e per come è capace di mostrarli in campo'', come ha definito la sua Viterbese anche al termine dei 90' allo staduo dei Pini di Viareggio) che ha vinto, con pieno merito, tutto quello che c'era da vincere. E adesso, se come sembra non dovesse essere confermato, potrebbe non essere tanto facile dirgli semplicemente ''grazie ed arrivederci''.

Poi, ma non per secondi, ci sono i 26 della rosa ed i tifosi che piano piano, vittoria dopo vittoria, hanno riscoperto il gusto di stringersi attorno ai propri colori fino alla confortante partecipazione alla trasferta di domenica. Una squadra importante, messa insieme in estate, e rivista a dicembre con oculatezza, che ha superato anche momenti delicati (specie in avvio di stagione) che ha saputo erigere un muro di fronte a qualsiasi contrattempo, che ha fatto gruppo, come si dice nel calcio, a volte mettendo da parte anche le pur legittime individualità. Ventisei uomini (che diventano 34 con gli otto che hanno indossato la casacca gialloblu fino a dicembre) per una squadra sola: citarli uno per uno sarebbe una sterile elencazione ed allora, per non far torto a chicchessia, ricordando che le pagelle del campionato sono state pubblicate su queste pagine al termine dello stesso, visto che il gol ha sempre un fascino particolare, ci piace racchiudere questa Viterbese nelle gesta del suo capocannoniere.

Vittorio Bernardo, trentenne siciliano di Erice (Trapani), quasi 250 presenze in 10 anni di carriera (2 in A, 5 in B, col Messina e poi sempre in C a Teramo, Sorrento, Paganese, Catanzaro, Latina, Cavese, Martina Franca, Juve Stabia), quest'anno per la prima volta in D, a Viterbo per una delle sue migliori stagioni, almeno in quanto a numeri, con 31 presenze (27 in campionato più 4 in poule scudetto) e 14 gol (10 + 4), molti dei quali decisivi. Come l'ultima doppietta, contro il Piacenza. E pensare che l'inizio stagione di Bernardo era stato con il segno negativo, messo addirittura fuori rosa già durante il ritiro estivo e poi reintegrato nel gruppo. 



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