ANNO 14 n° 110
''Il Pd deve traguardare
al ballottaggio''
Egidi a tutto campo su amministrative, campagna elettorale e scissioni dem

di Monica Di Lecce

VITERBO - Il Pd di Viterbo esce malconcio dal voto del 4 marzo ma ancor più dalle candidature per le comunali con la sortita di alcuni esponenti dal Partito democratico, è un partito da ricostruire anche a livello nazionale ma ora deve guardare alle amministrative per centrare il traguardo del ballottaggio. E' questo in estrema sintesi il pensiero di Andrea Egidi, ex segretario provinciale del Pd che in una videointervista (CLICCA QUI O SULLA FOTO PER VEDERE IL VIDEO) a Viterbo News24 si abbandona a un'analisi a 360 gradi sul Partito democratico locale e nazionale.

Di seguito uno stralcio dell'intervista:

Dopo le elezioni del 4 marzo e la vicenda relativa alla presentazione delle candidature alle comunali con la fuoriuscita di fatto di una parte di partito, il Pd locale è ulteriormente indebolito?

''Si. Si apre una fase di ulteriore indebolimento e difficoltà che – non credo – sarà soltanto relativa alla fase della campagna elettorale. Penso che ci porteremo gli strascichi per un bel po’ di tempo rispetto alla vicenda per come si è sviluppata e per le scelte che sono state effettuate''.

Non crede che questa corsa del Pd da un lato, dei – chiamiamoli dissidenti – dall’altro possa favorire l’ascesa degli avversari a Palazzo dei Priori?

''E’ una regola, non scritta, quella per cui se ci si divide gli altri ne trovano giovamento. Noi cinque anni fa riuscimmo a capitalizzare un sentimento di voglia di cambiare che c’era nella città anche grazie a una alleanza larga e ad una operazione costruita nel tempo: le primarie, la coalizione, la scelta di Michelini di dare un contributo. Dopo 5 anni invece di fare una valutazione complessiva e più unitaria sul governo, sui risultati raggiunto, sul famoso giudizio politico, ci siamo trovati in una condizione che ha avuto un esito paradossale con la scelta di un pezzo del partito dirigente del Pd di promuovere un’altra lista e di candidarsi autonomamente, fuori da quella discussione''.

Per la lista del Pd è possibile secondo lei il ballottaggio?

''Credo di si. La campagna elettorale sarà durissima. A me preoccupa la divisione che noi abbiamo, la confusione che si può generare rispetto a questa divisione, il clima anche di scontro, che rischia di essere più uno scontro tra di noi piuttosto che un confronto con gli altri. Non mi preoccupa molto il fiorire di tutte queste esperienze pseudo civiche. Mi preoccupa la nostra divisione e l’unità del centrodestra. Noi, però, possiamo e dobbiamo avere l’ambizione di traguardare il ballottaggio''.

Lei più volte, dopo le sue dimissioni, ha fatto appello alle anime del Pd affinché tornassero a dialogare, perché questo non è avvenuto? Che cosa non ha funzionato?

''Secondo me non si sono incrociate due responsabilità: la responsabilità nella direzione politica nel Pd viterbese e la responsabilità di chi oggi nel Pd viterbese ha una funzione istituzionale fuori dalla provincia. Queste due responsabilità dovevano tenersi insieme. Non ci si è riusciti e l’esito è quello sotto gli occhi: una parte del Pd che fa un’altra scelta. Ora serve sicuramente fare la campagna elettorale. Io la farò nei limiti del possibile. Serve saggezza, maturità ed evitare ulteriori solchi tra di noi altrimenti sarebbe molto complicato rincontrarci dopo se si arriverà - come credo e spero – al ballottaggio''.

A proposito delle sue dimissioni da segretario provinciale, visto lo stato di salute del partito, non ha avuto “troppa fretta ad abbandonare la nave”?

''No, non sono un topolino che scappa difronte alla nave. Io e chi mi ha sostenuto in questi anni ha considerato le dimissioni come un gesto utile a riaprire una discussione più tranquilla e serena nel Pd, purtroppo questo non è avvenuto. Abbiamo detto in più occasioni che questo era un gesto d’amore verso il Pd: bisognava evitare dopo quella sconfitta dopo i mesi difficili alle spalle nei quali anche io ho dato il mio contributo alle divisioni del partito, si dovesse dare un segnale. Ha perso una linea, è finita un’esperienza nazionale legata alla leadership di Renzi. Erano circa 10 anni che io svolgevo questa funzione (segretario provinciale ndr.) quindi ci stava tutta la scelta. Dispiace se qualcuno trasforma questa scelta come un abbandono ma c’è sempre qualcuno a cui le cose che faccio evidentemente non vanno bene, ma lo spirito era e rimane quello di liberare il Partito Democratico e farlo discutere per riprendersi al più presto''.

Alla luce dell’uscita di Serra e della sua componente dal Pd, ha ancora un senso parlare a Viterbo di Partito democratico? Come vede il futuro del Pd viterbese?

''Parlare di Pd ha senso sempre. Almeno per me, per molti di noi è la scelta definitiva. Non vediamo e non abbiamo difronte altri scenari. Abbiamo vissuto nei mesi scorsi vicende anche dolorose come la scissione che ha dato vita a Leu. Tra l’altro se ne sono andati parti significative e dirigenti che hanno fondato il Pd 10 anni fa. Quindi ha assolutamente senso sempre e comunque parlare di Pd tanto più in una vicenda drammatica come questa. Serve complessivamente riprendere un lavoro e ricominciare dall’abc, che non c'è solo la questione di Viterbo. Il Pd per me è una scelta definitiva non esistono altri campi o soggetti a cui dedicare impegno, passione intelligenza''.

Sabato si terrà l'assemblea nazionale del Pd...

''Mi auguro che si faccia un passo in avanti. Non so se il passo in avanti sarà eleggere il segretario in assemblea o fissare direttamente il congresso. Mi interessa di più ritrovare le vere ragioni con le quali noi dieci anni fa abbiamo deciso di costruire il Pd''.

Che cosa c’è nel futuro politico di Andrea Egidi?

''Non si fanno scenari. Ci si dimette dagli incarichi non dalle passioni. La politica è una passione: troverò le forme per continuare a rendermi utile''.




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