ANNO 14 n° 89
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Il direttore degli scavi: ''La pisside, un pezzo senza confronti''

di Alessandra Pinna

VITERBO – ‘’Un unicum, un pezzo che non ha confronti’’. Così il professore di Etruscologia e antichità italiche all’università di Torino e direttore degli scavi alla Doganaccia (Tarquinia), Alessandro Mandolesi, descrive il contenitore in bronzo trovato accanto allo scheletro della ricamatrice, all’interno della Tomba dell’Aryballos, il sepolcro scoperto intatto dopo 2600 anni nella necropoli di Tarquinia.

Pisside. Questo il nome del prezioso oggetto che ha permesso agli studiosi di avere un quadro più chiaro sull’eccezionale scoperta avvenuta un mese fa durante la terza campagna di scavi alla Doganaccia. Lo scheletro appartenente alla donna rinvenuto ancora sul sepolcro di pietra, infatti, è stato ribattezzato ‘’della ricamatrice’’, perché all’interno della pisside sono stati individuati aghi e un rocchetto con dei fibre pregiate.

‘’Si tratta di un elemento prettamente femminile - ha spiegato il direttore degli scavi Alessandro Mandolesi - una sorta di moderna trousse all'interno della quale abbiamo trovato non gioie, ma strumenti per il ricamo: aghi di bronzo e argento e un rocchetto che conteneva un prezioso filato . La nobildonna, dunque, si dedicava a preziosi ricami. Il cofanetto – ha proseguito – è stato assemblato con lamine di bronzo decorate a sbalzo ricavate da un altro oggetto. Un caso eccezionale, che rende ancor più interessante la scoperta della tomba’’.

LA PISSIDE – Il termine Pisside in origine indicava un vasetto di bosso, di legno, di argilla o d'avorio e veniva utilizzato per conservare oggetti preziosi, gioielli o unguenti. Oggi, il termine viene utilizzato dalla chiesa cattolica per indicare il vaso a forma di coppa che contiene le ostie consacrate per la comunione dei fedeli.

LA TOMBA – Si trova a quasi tre metri di profondità al centro del tumulo della regina. Al suo interno gli archeologi hanno trovato due letti funerari scavati nella roccia: su quello a destra sono state trovate le ceneri di un uomo, mentre su quello a sinistra è stato trovato lo scheletro appartenente a una donna tra i 35 e i 40 anni, deposto con accanto la pisside in bronzo e ricchi ornamenti. Secondo gli studiosi potrebbe trattarsi di un tumulo dedicato a una coppia di alto rango.

IL RICONOSCIMENTO DALLA REGIONE – Lo staff del professor Mandolesi ha ricevuto un premio dal presidente del consiglio regionale Daniele Leodori per la sensazionale scoperta archeologica. Il premio è stato assegnato alla sovrintendente per i Beni archeologici dell’Etruria meridionale, Alfonsina Russo, al professore dell’università di Torino Alessandro Mandolesi, alle archeologhe Maria Gabriella Scapaticci e Maria Rosa Lucidi e alle restauratrici Antonella Di Giovanni e Marina Angelini.

IL MESSAGGIO DEL MINISTRO BRAY - “E’ una scoperta fuori dal comune, frutto dell'intensa e positiva collaborazione tra la Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale e l'Università di Torino che ha permesso di riportare alla luce diversi reperti e ambienti funerari, tra cui lo straordinario ipogeo dell'Aryballos sospeso. I materiali, ora nelle sapienti mani dei restauratori della Soprintendenza e dell'Iscr, - commenta il ministro in una lettera destinata allo staff che lavora alla Doganaccia - saranno oggetto di attenti studi per poi essere mostrati al pubblico in un percorso di valorizzazione che sta vedendo affiancate tutte le istituzioni coinvolte, a partire proprio dalla Regione Lazio che oggi non a caso ospita questa presentazione. Quella con la Regione – conclude il ministro – è una collaborazione proficua e fattiva, per la quale desidero ringraziare il consiglio regionale e tutti i tecnici ed i funzionari partecipi del progetto. Auguro ogni successo alla prosecuzione delle attività di scavo e valorizzazione dell'area archeologica di Tarquinia”.

 

 

 

 

 

 

 

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