ANNO 14 n° 111
''Ho solo pensato alla folla che scappava e urlava spaventata…''
Il racconto del 3 settembre del 2015 di Denis Illarionov: ''Volevo il
mio nome sui giornali'', ha detto in aula di fronte alla Corte d'Assise

VITERBO – ''Ho solo pensato alla folla che scappa e urla spaventata. Ai giornali che il giorno dopo avrebbero parlato di me. Alla confusione che avrei creato. Allo scompiglio. Di certo non alle possibili conseguenze del mio gesto''. È lo stesso Denis Illarionov a raccontare in aula, di fronte alla Corte d’Assise, le motivazioni che lo hanno spinto il 3 settembre del 2015 a scagliare contro la Macchina di Santa Rosa un razzo esplosivo, subito dopo la partenza da piazza San Sisto.

''Volevo solo creare paura e scompiglio'', ha ripetuto più volte il 24enne, accusato di strage e attentato alla pubblica sicurezza.

In carcere dal12 marzo, nei giorni scorsi ha parlato per la prima volta in tribunale, rispondendo con tono freddo, distaccato e sicuro alle domande del procuratore capo Paolo Auriemma.

''Costruivo fumogeni per divertimento – ha spiegato – ne ho fabbricati due o tre per lanciarli sotto casa e divertirmi. Nulla di più. L’ultimo acquisto del nitrato di potassio che mi è stato sequestrato a marzo era del 2015. Ora queste cose non le faccio più''.

Così come, ora, non pubblicherebbe più quelle foto e quelle frasi sul web che lo hanno posto all’attenzione dell’Fbi e della Digos viterbese come possibile terrorista.

''Era solo ironia nera'', ha spiegato. ''Uno scherzo che però non ha fatto ridere nessuno'', ha ribattuto il procuratore Auriemma, incredulo sull’estrema capacità del giovane di gestire il suo interrogatorio e le pesantissime accuse che gli vengono contestate.

''In realtà si: più di qualcuno rideva dei miei fotomontaggi, della mie uscite. Avevo un vasto numero di seguaci''. È stata questa la prima e unica risposta che Denis ha dato tutta di un fiato, senza aspettare qualche secondo prima di aprire bocca come per il resto dell’esame.

Un esame durato poco meno di un'ora che ha preceduto quello della madre del ragazzo, che in aula non ha avuto nemmeno un contatto con il figlio. Un rapporto quasi gelido tra i due, che li ha portati a non scambiarsi nemmeno una parola o un cenno di saluto.

''E’ un ragazzo solitario, non depresso. Ma passava gran parte della sua giornata in camera, davanti al pc. Usciva poco e non direi che avesse molti amici''.

Un carattere chiuso e schivo, esattamente come quello ricostruito dagli inquirenti durante le indagini che hanno portato al suo arresto. E che è stato confermato anche dai suoi compagni di cella.

''Non parlava con nessuno – hanno spiegato – anche alla madre una volta ha negato un colloquio''. Starà ora al perito del tribunale, nel caso in cui venisse accolta la richiesta del difensore Vincenzo Comi, valutare se dietro quel carattere così chiuso e schivo, si nasconda un disturbo psichiatrico e quindi Denis Illarionov sia incapace di intendere e di volere.

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