ANNO 14 n° 89
''Ho fatto solo un'enorme sciocchezza''
Feto nel cassonetto, in aula le psicologhe che incontrarono la Ambrus

VITERBO – ''Ho fatto solo un’enorme sciocchezza. Solo un’enorme sciocchezza''. Eppure sul suo volto nessun segno di pentimento, o emozione. ''Era fredda, come vivesse tutto quello da estranea''. Sono le psicologhe dell’ospedale di Belcolle e del carcere di Rebibbia, a delineare in aula il profilo di Alina Elisabeta Ambrus, la giovane donna rumena che il 2 maggio del 2013 diede alla luce la sua piccola di 24 settimane e la gettò in un cassonetto nel cuore della città. ''Quando la vidi per la prima volta era nell’infermeria del pronto soccorso dell’ospedale – spiega la dottoressa De Stefano – una donna giovane, spaventata dalla situazione, ma ben orientata. I poliziotti mi chiesero se potessero trasferirla in carcere: mi sono adoperata per farla tradurre nella casa circondariale di Civitavecchia. Lì c’è una sezione di psichiatria dedicata alle donne. Se avesse provato a compiere gesti estremi o fosse caduta in crisi successivamente, avrebbero potuto aiutarla''.

Tentativi di suicidio o autolesivi, nel prendere coscienza di quello che poche ore prime all’interno del suo appartamento di via della Piagge aveva compiuto: assunto il Cytotec, la Ambrus avrebbe atteso l’inizio delle contrazioni e dato alla luce la piccola alla 24esima settimana di gestazione, liberandosi del corpicino in un cassonetto di via Solieri.

Per quell’infanticidio la donna è stata condannata a 5 anni di reclusione (pena dimezzata in Appello), mentre è tutto ancora da chiarire la posizione di Graziano Rappuoli, l’infermiere 57enne di Tuscania che secondo la Procura avrebbe aiutato la giovane a disfarsi del feto.

Su di lui, le accuse di omicidio e occultamento di cadavere.

''Quando la Ambrus arrivò in ospedale – spiega il medico del pronto soccorso che per primo visitò la 28enne – mostrava chiari sintomi di un parto appena avvenuto. Copiose perdite di sangue, utero alto e collo ben dilatato. Ho provato più volte a chiederle cosa fosse successo, ma non ha mai risposto. Ho chiamato la polizia per vederci chiaro, per dare una risposta ai miei sospetti. E ho invitato il mio collega Rappuoli a dire tutto quello che sapeva agli agenti, quando è arrivato in ospedale chiedendo informazioni sulla giovane donna...''.

Si tornerà in aula ad aprile.



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