ANNO 14 n° 89
''Hit the road'', dai banchi di scuola alla sala di registrazione
Fuori il primo singolo dei Revolver, il trio di rapper tutto viterbese

VITERBO - La notizia è stata affidata ai social, come sempre più spesso accade. Prima una foto, per destare curiosità, poi dopo qualche ora l’annuncio ufficiale, accompagnato da una clip di qualche secondo. Si legge: ''Domani inizia davvero questa follia: a 28 anni suonati lanciamo il primo pezzo dei Revolver. Io – Andrea Valentini, in arte Jack Valanga –, Fabio Romaldo, in arte Firo - e Mirko Luniddi, in arte Ununh Ezio - non ne volevamo sapere di invecchiare senza aver fatto un disco''.

Ecco quindi che per tre vecchi compagni di scuola il 25 agosto segna l’inizio di una nuova avventura nel mondo musicale: ''Hit the Road'' è fuori. Ed è il primo singolo dei Revolver.

Ma chi sono questi compagni di avventura? Cosa hanno in cantiere e cosa vogliono proporre alla gente?

Jack Valanga: ''Io sono un barman, che si diverte a fare rap come lo si faceva una volta: un campione di un vecchio pezzo dimenticato, cassa, rullante e basso. Il resto sta a noi ed alle storie che raccontiamo, perché è questo che vogliamo proporre: situazioni in cui chiunque ci ascolti possa rispecchiarsi''.

Firo: ''Sono un aspirante professore e archivista che annaspa nel precariato. Ho sempre associato il rap a tanti e diversi generi letterari con la finalità di divertire e far riflettere. Se poi ci si diverte tra amici ancora meglio! Miscere utile dulci!''

Ununh Exio: ''Un ragazzo di 28 anni, che si emoziona ad ascoltare musica proveniente dalle vibrazioni di una puntina su un vinile, che è stato sempre accompagnato dalle rime nei suoi viaggi e che ora ha riempito i propri bagagli delle sue. Vorrei che i Revolver riuscissero a trasmettere agli ascoltatori quell'emozione che è sempre stata parte di me''.

Un’amicizia nata sui banchi delle medie, per poi dare origine a questo progetto: Revolver. Perché questo nome?

J.V.: ''Mah sai, da piccolo hai poco in tasca e condividi solo cazzate (ride). No dai, ci piaceva l’idea di “sparare” ogni rima come fosse l’ultima, così scegliemmo “Revolver”, un ferro vecchia scuola, come noi''.

Firo: ''Probabilmente infanzia e storie simili fanno da collante nel divertirsi e nel nome, nato appunto sui banchi di scuola!''

Cosa vi ha spinto dopo anni a far vedere la luce al progetto?

J.V.: ''Che domande! La noia e la disoccupazione''.

U.E.: ''La consapevolezza di poter accompagnare i nostri ascoltatori nella quotidianità, raccontando le nostre esperienze, il nostro modo di essere''.

Da quando vi siete scoperti cantanti e/o musicisti?

U.E.: ''Non mi sento né l'uno né l'altro, anche se ho già condiviso un disco non ufficiale da solista. La mia partecipazione al progetto nasce dalla voglia di abbracciare una volta ancora l'arte, in senso romantico: in ogni strofa ci ancoriamo alla musica ma tentiamo di dipingere, costruire, di generare universi condivisi''.

J.V.: ''Io, e parlo per me, non ho la presunzione di definirmi un musicista. Semmai un maestro di cerimonie, che racconta storie col fiato corto''.

Firo: ''Sì, concordo con Andrea. C’è essenzialmente la voglia di sfogarsi usando un linguaggio diverso e che sentiamo nostro da quando chi scriveva testi rap era l’emarginato di turno''.

Cosa pensate di poter offrire in più alla scena musicale viterbese?

J.V.: ''Ammesso e non concesso che esista una scena musicale viterbese, noi proponiamo una musica di strada quasi nostalgica, starà alla piazza rispondere più o meno calorosamente''.

Firo: ''Mah, nulla di più. Forse oggi pensiamo più a cosa offrire a noi stessi''.

U.E.: ''La scena musicale viterbese esiste ed è florida, ma purtroppo rimane underground per una serie di motivi legati alla mentalità della nostra zona: non esiste la condivisione per gli artisti emergenti da parte del pubblico. Molti dovrebbero avere più seguito per la qualità delle tracce che propongono. Noi, dal canto nostro, abbiamo avuto un buon riscontro sin dalle prime ore, forse anche grazie alla nostra originalità. Moderno, vintage, malinconia e voglia di riscatto, il nostro modo di proporre musica si inserisce in un intarsio peculiare che si aggrappa a ogni ambito della sfera quotidiana''.

Un trio a cui si aggiunge una voce femminile, quella di Elisa Marra. Sarà solo voce o anche lei avrà qualcosa da dire con testi inediti?

J.V.: ''Elisa, come dico sempre, è la vera protagonista di Hit The Road, cui ha dato vita avendone anche realizzato il video. Ha tanto da dire, scrive come non è affatto scontato che riesca a fare una donna di 20 anni, come dimostrano i testi dei Servi Dei Due Padroni, tutti firmati da lei. Credo che la coinvolgeremo in un altro brano, un testamento in musica, non spoilero oltre''.

Parliamo dei testi: da quanto trapelato sono rime e frasi rimaste sul fondo di un cassetto per anni. Dai tempi in cui, quasi per divertimento, buttavate giù strofe, a 15 o 16 anni. Sono rimasti esattamente identici ad allora o sono stati modificati viste anche le vostre esperienze di vita?

Firo: ''Assolutamente sì, il modo di esprimersi e di sentire il mondo che ci circonda cambia in continuazione. Il forte sentire adolescenziale è un motore, ma spesso ha contenuti fatui o confusionari''.

J.V.: ''...però non c’è una sola rima dei tempi delle medie, per fortuna! I testi sono letteralmente dedicati alla città: a volte romantici, a tratti duri, spesso scanzonati''.

Sono testi autobiografici?

Firo: ''Tendenzialmente sì ma non solo''.

J.V.: ''Tranne in un brano in cui interpretiamo tre italo-americani dedito ad affari torbidi: È SOLO UNO SCHERZO''.

U.E.: ''Il nostro modo di concepire le rime è totalmente cambiato nel corso del tempo e così il modo in cui veleggiamo sulle onde sonore. L'aver vissuto in altre città, l'aver conosciuto persone, l'aver incrociato sguardi, tutto è stato propedeutico ad ogni rima che inseriremo nel progetto. tutto è in divenire. l'intero disco è uno spaccato di tre universi principali, ai quali, poi, si aggregheranno le idee provenienti dalle collaborazioni. Chiaramente non sarà uno storytelling continuo, tutt'altro. Ogni elemento, ogni dettaglio, però, è parte di noi''.

Il primo singolo Hit the Road: di cosa parla?

U.E.: ''Parla di valigie preparate, racconta di aerei, navi, treni presi, della malinconia che accompagna la partenza e della voglia di riscatto: a volte si deve rinunciare a qualcosa per poter percorrere la propria strada. Ma noi siamo lì a prendere per mano ogni ascoltatore che ci dà la possibilità di intraprendere questo viaggio insieme''.

Firo: ''Del resto esistono miriadi di opere che hanno come tema guida il viaggio. Niente di più attuale di questi tempi''.

Progetti futuri? C’è altro in cantiere? Piccole anticipazioni?

U.E.: ''Tantissime idee da realizzare: abbiamo un concept molto preciso in mente’’.

Firo: ''Un disco sarebbe un traguardo concreto. Assecondiamo la passione e vediamo''.

J.V.: ''Ora che sapete che esistiamo, lo prepariamo.

Usciremo presto con un video di lancio, che farà ballare anche il Prefetto, temo''.




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